(ASI) "D'ora in poi, ogni volta che si parlerà di riforma del sistema dell'istruzione, non bisognerà mai dimenticare l'allarme lanciato dal Garante per l'Infanzia: il problema della dispersione scolastica, nel quale il gap tra il Mezzogiorno e il resto del Paese si evidenzia drammaticamente, è una di quelle piaghe che va risolta prioritariamente".
Così Laura Scalfi, direttrice dell'Istituto G. Veronesi e del Liceo Steam International, commenta quanto emerso dalla relazione dell'Autorità garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, che sottolinea il problema della dispersione scolastica in Italia. "È chiaro che la questione è innanzitutto sociale – spiega Scalfi - : la scuola se messa nelle giuste condizioni può fare moltissimo per attutire le disparità e le differenze di opportunità tra i ragazzi, ma bisogna fare in modo che i percorsi scolastici vengano portati a compimento. Bene dunque le proposte del Garante per concentrare nei territori più in difficoltà risorse e servizi, e assistere le famiglie più fragili, senza però dimenticare che situazioni di disagio sono presenti in tutto il Paese, anche nelle regioni più ricche: non è un caso se la maggior parte dei ragazzi che non arriva al diploma viene da famiglie di non diplomati, e se la percentuale di dispersione tra gli studenti stranieri è molto più alta di quella tra gli italiani".
Scalfi ricorda che "non esistono pari opportunità se non viene data alla persona la possibilità di esprimere tutto se stesso, e in questo la scuola deve avere un ruolo 'parificatore' fondamentale. Mi auguro che a partire dal Pnrr, dal Piano nazionale infanzia e adolescenza e dal piano di azione italiano sulla Child Guarantee per i vulnerabili approvato lo scorso marzo, come ricorda il Garante, si possa riformare il sistema avendo a mente questo concetto". Ma non meno importante, conclude Scalfi, "è investire sulla formazione degli insegnanti: secondo uno studio appena presentato al Forum Pa, nella pubblica amministrazione si investe pochissimo sulla formazione, appena 40 euro l'anno a persona in media, e questo purtroppo riguarda anche il corpo docenti".