(ASI) Roma, - Le conseguenze del conflitto tra Russia-Ucraina si riflettono anche sul prezzo del petrolio ma, in Italia sono le accise a rendere ancora più alto il prezzo del carburante. Nel 1935 è stata introdotta la prima accisa sul carburante, di 0,1 centesimi, per sostenere la guerra d’Abissinia; poi il conflitto in Etiopia, tradotto in un accisa di ben 1,9 centesimi. L’Italia, da allora, ha introdotto nuove accise giustificate da molti altri eventi, rendendo il nostro Paese uno degli Stati in cui il costo del carburante è tra i più alti.
“Dopo due anni di pandemia, di restrizioni alle libertà individuali, di sacrifici economici, proprio nel momento in cui bisogna dare un forte impulso all’economia, che registrava un accenno di ripresa, le conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina rendono vano ogni sforzo fatto, arrestando bruscamente ogni possibilità di ripresa. L’aumento dei prezzi delle materie prime, come del carburante, erano prevedibili e inevitabili, ma a questo, si aggiunge la beffa di uno Stato che impone tasse, imposte e accise come quelle sul carburante, che ad oggi non hanno nessuna giustificazione. Questa è dunque un’occasione che non possiamo farci sfuggire per rendere finalmente giustizia ad una tassa che sa di scherno, se non fosse che è vera e concreta. Pagare accise su eventi che risalgono a decine di anni fa, non è solo immorale, ma soprattutto innaturale. È importante adesso aiutare l’economia. Questo significa uscire fuori dalle comfort zone create negli anni e dare un segnale vero e concreto” - È quanto ha dichiarato Lorenzo Zurino, Presidente del Forum Italiano dell’Export.