(ASI) Roma - «Comincia, anzi sarebbe meglio dire è ripresa dalle città di Ferrara e Rimini, questa mattina, con le annunciate manifestazioni davanti alle Prefetture, la calda stagione delle lotte degli infermieri italiani, stanchi e vessati ma giammai domi, rispetto ad una valorizzazione contrattuale ed economica ahimè ancora lontana, di cui si intravedono solo timidi spiragli di luce.
Ci sentiamo come la ciurma di quei navigatori che nell’epoca dorata dei viaggi per il mondo, scorgeva finalmente da lontano la terra ferma, ma avvicinatosi alla riva, non riusciva mai ad attraccare, sospinta dalle onde nuovamente in mare aperto».
Così in una nota Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Siamo alle prese con i turni massacranti che hanno addirittura portato alla morte di colleghi, nelle ultime settimane uccisi dallo stress e dalla fatica, e poi le vili aggressioni nelle corsie e ancora uno stipendio che continua vergognosamente a essere tra i più bassi d’Europa.
Cresce inesorabilmente, dentro di noi, il malcontento, cresce il pathos, di giorno in giorno, fino ad arrivare all’acme, a quell’inevitabile sciopero che rappresenta la più legittima delle espressioni della delicata situazione che stiamo vivendo.
Chi governa, in questo momento, tenga bene a mente che gli infermieri italiani hanno raggiunto il massimo livello della loro insoddisfazione.
Le manifestazioni, che cominciano oggi in tutta Italia, rappresentano il dolore, ma nel contempo anche l’impegno, la presenza, la partecipazione forte di una categoria di professionisti che qualcuno ha deciso di relegare allo scomodo ruolo di “ultimi”, ma che non accetta in alcun modo tutto questo, e non può, non vuole tacere, né rassegnarsi ad una realtà desolante che non rispecchia il proprio valore, quello dimostrato, ancora una volta, con l’impegno spasmodico, con le battaglie faccia a faccia con la morte, nei due anni di una pandemia che lasciato cicatrici invisibili che fanno ben più male dei segni della malattia sulla pelle.
Si scende nelle piazze per un contratto degno di tal nome, i cui contenuti aprano la strada non solo ad una quanto mai attesa riforma ordinamentale, ma soprattutto ad una evoluzione economica attesa da tempo immemore.
Fino ad oggi le nostre battaglie hanno portato a dei primi, importanti risultati, ma non abbastanza per permetterci di fermarci, per arrivare di fatto a compensare quello che ci spetta, rispetto a quanto di straordinario abbiamo fatto e ogni giorno continuiamo a fare sul campo per la salute degli italiani.
Tutto questo agli infermieri non basta. Occorre ben altro. A partire dall’investimento di nuove ingenti risorse per dare dignità alla categoria».