(ASI) "Una nuova pace fiscale e la cancellazione delle vecchie cartelle non è un condono, ma semplicemente un risarcimento dei danni morali e materiali tra chi ha lavorato duramente per 14/16 ore al giorno e lo Stato, che gli chiede il 70 per cento del suo guadagno reale o, come il più delle volte, ipotetico.
E questo al netto di una minoranza che di proposito ha deciso di non pagare le tasse, perchè furbamente si è dichiarata nullatenente, e che quindi difficilmente aderirà o trarrà beneficio dal provvedimento".
A dirlo in una nota è il viceresponsabile nazionale Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia che replica così alla Cgil, secondo cui la cancellazione delle vecchie cartelle fino a 5mila euro del periodo 2000/2015 rappresenta uno schiaffo a chi paga le tasse.
"Se un soggetto, continua l'esponente di FdI, pur lavorando onestamente e senza sostenere spese pazze, ma soltanto quelle per le necessità familiari, si trova indebitato con lo Stato vuol dire che qualcuno ha avuto pretese ben oltre la sua capacità contributiva, come invece prevedrebbe l'articolo 53 della Costituzione. Allora, sarebbe il caso di mettersi d'accordo: la Costituzione va difesa sempre, oppure modificata a proprio uso e consumo. Ce ne faremo una ragione. A confronto, ben più alte dovrebbero essere le richieste dei familiari dei tantissimi piccoli imprenditori onesti che si sono tolti la vita in questi anni, o che hanno visto la loro famiglia distrutta. Ma su questo dubito che potrà esserci un qualsiasi risarcimento tale da sanare le ferite inferte".
"Quindi sarebbe meglio riflettere, prima di parlare contro l'ipotesi di una pace fiscale e soprattutto di etichettare, di conseguenza, come 'persone non oneste' chi in questi anni ha sostenuto il peso di questo Paese, e che molto spesso è stato costretto a scegliere tra pagare gli stipendi degli operai o le imposte. Oppure, parlare di altro e sarebbe senza dubbio la scelta migliore", conclude Ricchiuti.