(ASI) Torino - Il Consiglio comunale di Torino apre alla cultura gender negli asili nido e nelle scuole materne obbligando i docenti a corsi di formazione per incoraggiare «bambini e bambine a decidere del proprio percorso formativo, professionale e di vita basandosi sui loro interessi, invece che su qualcosa di socialmente imposto» (Cinzia Carlevaris, presidente della Commissione Diritti e Pari opportunità.
In Regione Piemonte la Lega si oppone alla limitazione dell’utilizzo della RU 486, promossa da Fratelli d’Italia.
Il Piemonte è dichiarato zona rossa e la nostra economia, come peraltro nel resto d’Italia, è in una morsa autodistruttiva.
Cristina Zaccanti, referente regionale del Popolo della Famiglia presso il Consiglio nazionale e responsabile del settore Scuola dichiara in una nota: «Chi ci governa e ci amministra, anziché promuovere misure urgentissime a sostegno della famiglia e delle piccole imprese ridotte al rischio di indigenza e di chiusura, si batte per far passare norme che esprimono una politica anti-famigliare, mercificante, disumana. Anziché tutelare la natalità agevola le pratiche abortive nelle minorenni favorendone l’isolamento anche dalla famiglia. Anziché rispettare il primato educativo dei genitori e la libertà educativa dei docenti impone corsi gender destinati ai piccoli. Si sta compiendo un progetto che parte dall’OMS e che l’Europa tenta di imporci da anni per destrutturare la famiglia ed equiparare ad essa le cosiddette unioni/famiglie arcobaleno omogenitoriali e transgenitoriali.
Il Popolo della Famiglia propone scelte politiche ed amministrative di segno opposto: rilanciare la natalità con il Reddito di Maternità, 1000 euro al mese per 8 anni alla mamma che sceglie di occuparsi della crescita del proprio bambino e che la Regione potrebbe deliberare. Avremo nuovi cittadini che faranno ripartire la nostra economia e mamme che potranno evitare la drammatica scelta dell’aborto».
Il PdF ribadisce i principi costituzionali previsti dagli articoli 29, 31, 33 che riconoscono la famiglia naturale fondata sul matrimonio, proteggono la maternità, l’infanzia e la gioventù, ribadiscono la libertà di insegnamento. Ricorda anche che l’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo stabilisce che i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli e l’art.14 della Convenzione Europea sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo precisa che lo Stato, nel campo dell’educazione e dell’insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche.
Conclude Zaccanti «L’approvazione del DDL Zan, che è in discussione accelerata alla Camera, rientra tra le misure messe in atto per impedirci di difendere la libertà e la verità della natura dell’essere umano e della famiglia. I docenti che dovessero opporsi alla messa in atto della “pedagogia” gender verranno denunciati per omofobia? ” No gender nelle scuole” compare sul logo del PdF. Ci denunceranno per questo? 220000 italiani ci hanno votato. Staremo a vedere!»