Quando sulla copertina dell'Espresso apparvero le assurde accuse contro la professoressa Capua, diversi partiti oggi al governo provarono a cavalcare la tigre del giustizialismo senza riconoscerle neanche il beneficio del dubbio. Anche le invettive grilline contro la scienziata italiana non trovarono nei partiti di maggioranza e in qualche partito di opposizione alcun controcanto. Certi partiti italiani, purtroppo, hanno sempre preferito iniziare a sbranare al primo avviso di garanzia o indagine, o, se proprio andava bene, praticare il silenzio assenso. E’ giusto ammettere l’errore commesso verso Ilaria Capua, ma sarebbe sbagliato non capire che quell’errore è un errore che si continua a commettere ancora oggi ogni qualvolta si chiudono gli occhi di fronte al principio della presunzione di innocenza. Fin quando una vasta fetta della politica italiana non perderà il riflesso condizionato di mordere il sospettato al primo indizio di colpevolezza o al primo articolo di giornale, la situazione non è destinata a migliorare. Senza entrare nel merito della questione sul “plotone d’esecuzione” che doveva fare fuori Berlusconi, viene da chiedersi perché il Partito Democratico non si sia mai scusato per tutte le volte in cui il Presidente Berlusconi, o altre personalità di primo piano, sono state messe alla gogna per mero calcolo elettorale. Se il garantismo deve essere un presupposto culturale condiviso del nostro vivere civile, non dovrebbe esserlo in maniera selettiva ma dovrebbe esserlo sempre”. Lo scrive in una nota Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia.