(ASI) Roma. - «La cultura è per sua natura terreno non di scontro ma di incontro. Il nostro dovere di cittadini e di politici è quello promuovere la convivenza armonica tra le persone e non alimentare bacini di consenso elettorale con la paura ed il razzismo. Il testo della Convenzione di Faro, la cui ratifica è stata votata oggi in Senato con il nostro si convinto, va in questa direzione.
Il patrimonio culturale viene inteso non solo come un bene comune, come risorsa durevole per la qualità della vita, ma anche come un diritto: il diritto al patrimonio culturale appunto, che nel nostro Paese non è ancora garantito né tutelato.
E come ogni diritto porta con sé responsabilità, collettive e individuali, verso il patrimonio.
La Convenzione promuove una responsabilità condivisa (di cui il nostro Paese ha un grande bisogno); chiede a noi cittadini di essere sentinelle, i primi tutori della nostra eredità culturale.
Ma solo con la promozione di un amore individuale verso il nostro patrimonio e verso il paesaggio, si potrà garantire la tutela dello stesso. E dunque tutti gli Stati hanno il dovere di promuovere non solo la sensibilizzazione verso il patrimonio culturale ma soprattutto la formazione e la conoscenza. Si tratta di un tema fondamentale se pensiamo alle politiche di depotenziamento dell'insegnamento della storia dell'arte nelle nostre scuole. La valorizzazione e il giusto riconoscimento delle figure professionali è per noi un punto fondamentale, per questo abbiamo fatto inserire nel testo di ratifica un riferimento esplicito proprio alla salvaguardia delle figure professionali coinvolte nel settore. Se vogliamo tutelare il nostro patrimonio culturale, abbiamo il dovere di creare bacini professionali tali da garantire a queste belle professionalità di trovare sbocco lavorativo.
Non si comprendono dunque le preoccupazioni espresse da alcuni senatori, soprattutto della Lega, su questo testo. Per quanto riguarda il perimetro di applicazione della Convenzione, la Lega può dormire sonni tranquilli: la Costituzione resta ovviamente il faro che illumina la prerogativa legislativa del Parlamento, e non potrà mai essere superata dalla Convenzione, né da altro. La Convenzione definisce linee di indirizzo e non obblighi diretti, lasciando la piena sovranità di mettere in campo le iniziative normative per perseguire gli obiettivi della Convenzione stessa. Non si capisce dove sia dunque la cessione di sovranità paventata da qualcuno. In conclusione è importante affermare un principio: non esiste norma perfetta, esiste norma efficace laddove essa poggia su valori forti e per questo motivo dobbiamo impegnarci affinché essi si consolidino».