Non solo i giovani. La piaga della disoccupazione al sud riguarda tutte le fasce d’età, con tassi di senzalavoro doppi rispetto alle aree del centro nord. I dati sono impietosi e non lasciano intravedere elementi di positività per il futuro: il tasso di disoccupazione stabile è del 13,4%, in aumento di quasi un punto e mezzo rispetto a due anni fa.
Peggio! E' morta anche la speranza: il 25% dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un'occupazione. E se mettiamo nel conto dei non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente, il tasso di disoccupazione corretto sale al 14,8% a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più rispetto al tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord.
In particolare in Campania, segnala la Svimez, lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria il 42,2% e in Sicilia il 42,6.
Il tasso d'occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l'eccezione di Valle d'Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
“Il rapporto della Svimez conferma quanto sia grave l’allarme sociale nel nostro Paese - afferma il responsabile lavoro e welfare dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi -, e fotografa in maniera impietosa la netta spaccatura esistente tra Nord e Sud e tra le differenti classi sociali. I dati terrificanti sulla disoccupazione giovanile dovrebbero convincere il governo a dichiarare lo stato d’emergenza: un esecutivo con un minimo d’interesse per il Paese dovrebbe lavorare in Parlamento, coinvolgendo anche le Regioni, per trovare la soluzione migliore per uscire dalla crisi. È indispensabile investire tutto sull’innovazione e sulla ricerca, puntando sulle nuove generazioni”, sottolinea Zipponi che aggiunge: “Questo governo, invece, ha costretto i giovani laureati alla precarietà permanente, obbligando quasi 30mila ragazzi ad abbandonare ogni anno le loro terre per cercare un’occupazione nel nord Italia o nel nord Europa”.