(ASI) "E' sempre allarmante quando un territorio diventa teatro (se non 'teatrino') per i giochi politici nazionali: in Abruzzo, questo non era mai realmente accaduto... fino ad oggi", ha dichiarato in una nota Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia Giustizia e Libertà Abruzzi.
"Chi si candida attualmente a governare la Regione eredita una legislatura che si è distinta per la mancata applicazione delle leggi e una gestione disordinata dei problemi del territorio. In quanto radicali e liberali, abbiamo dato priorità a questioni come la nomina del Garante dei detenuti o l'allestimento delle REMS, che chiamano in causa il funzionamento dello Stato di diritto: ne è un esempio anche il caso Pellegrini, che ha 'scoperchiato' un problema più ampio per quanto riguarda l'accesso ai farmaci in Abruzzo. E' quindi con una certa perplessità che accogliamo l'improvvisa 'conversione' liberale di una sinistra abruzzese che sembra tuttavia porsi in termini di assoluta continuità; e ci suscita una perplessità maggiore assistere a forme di sostegno acritico (o che usano l'escamotage del sostegno 'alla persona' per evitare di arrivare a esprimere quello per la formazione politica) alla candidatura di Legnini, nella manifesta inconsapevolezza dei problemi del territorio, magari evocando il nome di Pannella, il quale amava inserirsi piuttosto nei punti nevralgici della politica locale, senza perdere per questo la vocazione nazionale e transnazionale", ha aggiunto l'avv. Di Nanna.
"Oggi assistiamo invece unicamente alle esibizioni di Salvini e Di Maio da un lato e dall'altro ai facili entusiasmi di Bersani e di + Europa, mentre appare evidente come nessuno dei candidati stia mettendo realmente in agenda i temi liberali cruciali che abbiamo fatto del nostro meglio per porre a livello regionale, dalla giustizia alla sanità, dall'ambiente all'economia... La nostra è una regione in cui i bar e gli studi professionali chiudono a colpi di ordinanze, i detenuti muoiono in assenza di un Garante, a malati indigenti vengono negate le cure, le acque dei fiumi e dei mari provocano l'allarme un giorno sì e l'altro pure; un territorio che, se da un lato non si può assolutamente permettere altri cinque anni di proclami e immobilismo, ancor meno può concedersi il lusso di trasformare le elezioni nell'ennesima passerella".