Nulla di tutto ciò, purtroppo, si ritrova nel testo, solo definizioni confuse che poco hanno a vedere con quanto si vuole disciplinare. Si parla di chilometro zero o utile come se fossero la stessa cosa; si mettono sul medesimo piano i prodotti agricoli e quelli alimentari industriali, senza limitare la tutela a quelli trasformati in azienda. Si istituiscono i “loghi”, senza dare alcuna indicazione sulle caratteristiche e sul sistema di tracciabilità e di controllo. Per di più tutto viene rinviato ad un decreto, configurando l’intervento legislativo come una mera scatola vuota, una delle tante che caratterizzano questa legislatura. Le sanzioni sono imprecise e non coprono l’intero arco delle fattispecie ipotizzabili, la cui configurazione viene lasciata, in modo illegittimo, a quanto sarà previsto in un decreto ministeriale.
Si introducono i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, equiparando i due settori, da sempre trattati separatamente, e oggetto, comunque, di normative a se stanti. Nessuna risorsa finanziaria viene stanziata, a dispetto delle finalità dell’intervento normativo che parla di valorizzazione e promozione dei prodotti a filiera corta. Un provvedimento affrettato, mandato avanti con il solo intento di intestarsi un risultato, a dispetto di tutti i pareri delle organizzazioni di settore che si sono trovate unanimemente d’accordo nel bocciare l’intervento che era stato loro sottoposto.
Nel caso della filiera corta la manina non avrebbe potuto e dovuto in alcun modo esercitarsi, perché non c’era niente da tagliare. Doveva solo aggiungere contenuti ad una legge che così è priva di ogni senso. Rimane un dubbio: non sarà che dietro questa scelta si sta strizzando l'occhio a qualche multinazionale o a qualche altro gigante in danno della qualità dei nostri produttori e dei consumatori stessi?". Dichiarazione di Nicodemo Oliverio, responsabile agricoltura del PD.