(ASI) Chieti – Le vicende della guerra civile italiana 1943 – 1945, rappresentano i momenti più tristi, avilenti e drammatici della storia politica dell'Italia del Novecento, secondi solo probabilmente ai massacri dei contadini meridionali del periodo post unitario.
La bruciante sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, provoca la cosiddetta “morte” della Patria, nata dal Risorgimento del 1861 e fa tornare a galla antiche divisioni, insite nella stessa nascita dello Stato Italiano, sia a livello politico ideologico, sia fra Nord e Sud del Paese.
L'epopea della “Resistenza” partigiana alle forze armate germaniche che avevano occupato l'Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, ha tentato di ricreare un nuovo concetto di Patria, confacente all'Italia Repubblicana (nata dalle macerie della guerra mondiale e dalla fine della monarchia sabauda), ma ci riesce solo parzialmente.
A tal fine, dal 1945 si celebra solennemente, in ogni città d'Italia, alla presenza delle autorità civili e militari, la “Festa della Liberazione” che vorrebbe contribuire a ridare nuovo spirito di orgoglio nazionale al popolo italiano che però resta tutt'ora diviso dai pesanti traumi dovuti a quella guerra civile e dalle limitazioni alla sovranità che ha caratterizzato l'Italia dal dopoguerra ad oggi, con uno Stato sempre più incapace nel corso dei decenni di far sentire a pieno la sua presenza nelle coscienze di ogni strato sociale del Paese. Addirittura, fin dal 1948, negli ambienti partigiani più irriducibili, si parlava già di “Resistenza Tradita”.
Una festa patriottica che però bisogna dire per onesta intellettuale, purtroppo, tiene fuori dalle celebrazioni quella larga parte della cittadinanza che si rifà agli ideali degli sconfitti, cioè a coloro che decisero di imbracciare il fucile dalla parte “sbagliata”, ma che comunque sia lo fecero perché ritenevano di combattere per l'interesse di quella Patria ferita che poi la fine della Seconda Guerra Mondiale e le limitazioni territoriali e sovrane del conseguente armistizio, ne decretarono la morte ufficiale.
Sono stati fatti dagli anni Novanta del secolo scorso dei passi verso la pacificazione nazionale, ma, nell'ultimo decennio, la paura dei governi europeisti per la rinascita dei movimenti sovranisti, nazionalisti ed identitaristi in gran parte dei Paesi del Vecchio Continente, hanno fatto cadere nell'oblio ogni ulteriore gesto distensivo.
Uno Stato Italiano, dalla cui appartenenza identitaria, nel corso degli ultimi anni, si sono purtroppo allontanati sempre più anche molti giovani che non si sentono tutelati dalle istituzioni che, non vedono futuro per i loro sogni ed aspettative nella madrepatria, troppo spesso costretti a tornare ad emigrare in altri paesi, come facevano i loro antenati, soprattutto a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento.
Per le celebrazioni del 25 Aprile 2018, data che ufficialmente segna la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha deciso di festeggiare il 73esimo anniversario della "Liberazione " in Abruzzo e più precisamente sulla Maiella Orientale teatina, dove nacque la famosa "Brigata Maiella", comandata dall'Avv. Ettore Troilo, antifascista della prima ora che era stato negli anni venti il giovane segretario del deputato socialista Giacomo Matteotti, ucciso nel giugno 1924.
La “Brigata Maiella”, fu l'unica formazione partigiana ad essere decorata di Medaglia d'Oro al Valore Militare alla Bandiera. La formazione di stampo repubblicano, comandata da Troilo, i cui membri si facevano chiamare patrioti (perché si ispiravano ai valori risorgimentali su cui fondare un nuovo concetto di Patria), fu tra le pochissime che guadagnò il privilegio di essere aggregata, per il suo valore e la sua preparazione ed organizzazione tattico-militare, all'esercito alleato dopo la liberazione dell'Abruzzo.
La “Brigata Maiella” fu la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, iniziando a combattere sulla “Linea Gustav” in Abruzzo, continuando, risalendo la Penisola fino alla liberazione delle Marche, dell'Emilia-Romagna e del Veneto. Fu, a tal proposito, proprio la “Brigata Maiella” ad entrare per prima a Bologna ed a liberare Asiago in Provincia di Vicenza.
In mattinata, il Presidente Mattarella ha prima reso omaggio al Sacrario della “Brigata Maiella” a Taranta Peligna(Ch), dove ha deposto una corona per i caduti.
Il Capo dello Stato, si è poi diretto a Casoli (Ch), dove, nel Teatro Comunale, alla presenza dei rappresentanti dell'Anpi, delle associazioni combattenti, delle autorità civili della regione e della provincia di Chieti, ha ricordato i più importanti episodi bellici e della cosiddetta "Resistenza" in Abruzzo.
Secondo la ricostruzione storica fatta dal Presidente Mattarella: “fra le belle e così alte e innevate montagne abruzzesi, si svolsero, tra il 1943 e il 1944, alcuni episodi della guerra di liberazione che fanno parlare di un vero e proprio secondo Risorgimento della Patria italiana, fondata su valori diversi, quali la civiltà, la fratellanza, la libertà e l'umanità".
Molto apprezzato anche il ricordo del reduce Antonio Rullo (Presidente dell'Associazione Nazionale ex Combattenti) che non ha potuto presenziare all'evento personalmente e il contributo dello storico della Brigata Maiella, Marco Patricelli.
Il discorso del Presidente Mattarella
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia