(ASI) Nelle partite di calcio - è cosa arcinota - si dice che piuttosto che perdere è meglio pareggiare. E per ottenere questo seppur minimo risultato si fa ricorso all’ammucchiata nella propria metà campo con lo scopo di evitare che l’avversario, più forte, possa entrare in area e segnare.
Spesso ne va di mezzo lo spettacolo, ma questo non interessa nessuno, e quando il confronto è impari si ricorre a tutti gli espedienti; il fine - anche questo è un modus operandi arcinoto - giustifica i mezzi. La metafora calcistica è conseguente agli sproloqui irresponsabili che in queste settimane di fine legislatura inondano le tv e i giornali. I politici, le solite mezze calzette che ci governano, dopo aver fatto una legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum indecente e con tanti profili incostituzionali (proprio ieri l’avvocato Felice Besostri ha presentato un altro ricorso alla Corte Costituzionale) approvato con 8 voti di fiducia, cosa che ha scandalizzato lo stesso presidente del Senato, Pietro Grasso, e che porterà ad un Parlamento di nominati dai segretari politici, con mille compromessi, compreso quello di inserire anche gli impresentabili, purché portino voti, come è recentemente successo nelle elezioni regionali della Sicilia. Non solo, questa legge che ha lo scopo di non far vincere l’avversario più forte, il Movimento 5 Stelle, e premiare le coalizione che i grillini si ostinano a non prendere nemmeno in considerazione, porterà quasi certamente - così prefigurano i sondaggi - ad un sostanziale pareggio, quindi, di fatto, ad una situazione di stallo. Non vinceranno i 5 Stelle, ma nemmeno Forza Italia con la Lega e Fratelli d’Italia, più disuniti che uniti, ma il fine...ecc. ecc. Nemmeno il Pd, vedovo di quel circa 8% che andrà, probabilmente, a “Liberi e Uguali“ ha molte chances, anche perché i partitini che stanno cercando di inventare, più che di trovare, poco o nulla potranno dare al risultato finale. Dunque una partita inutile ai fini della governabilità che però - e non è affatto un dettaglio - costerà allo Stato, circa 400 milioni di euro. Che fare? Con la sensibilità che già conosciamo, i nostri eroi non si sono persi d’animo e ieri Silvio Berlusconi ha già disegnato lo scenario. Nessun problema, per loro, s’intende: in caso di parità rimarrà ancora Paolo Gentiloni, che infatti non ha nessuna intenzione di dimettersi, e poi dopo tre mesi (sperando che nel frattempo arrivi qualche notizia interessante dalla Corte Europea di Strasburgo sulla sua candidabilità) si tornerà a votare, spendendo altri 400 milioni di euro. Ma se la legge sarà sempre questa sarà inutile anche la seconda votazione. Ma come sia possibile - mi chiedo sconcertato - che a nessuno, nemmeno al presidente Sergio Mattarella, sia venuto in mente, che una legge elettorale deve essere fatta in modo che consenta, alla fine, di indicare un vincitore? E che non sia possibile votare in continuazione. Non tanto e non solo per i costi, che pure sono notevoli, ma soprattutto per la governabilità, di cui parlano sempre, e a sproposito, le mezzecalzette. Un gioco al massacro, peraltro costosissimo, tra il disinteresse generale. Nel calcio, almeno, in caso di parità si fanno i tempi supplementari ed eventualmente si ricorre ai calci di rigore, non si ripetono le partite. Vedere che c’è più buonsenso e responsabilità nel mondo del calcio cadono le braccia e viene lo sconforto.
Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia
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