(ASI) "Non era a causa di rilassatezza che la scorsa settimana la maggioranza si è vista battuta sulle mozioni sulla situazione delle carceri.
Il dibattito alla Camera ha reso evidente il disagio di chi ha dovuto, per l’ennesima volta, sostenere una politica del ministro della Giustizia che di fronte all’emergenza fornisce una ricetta, che ben che vada, rimanda alla prossima legislatura una incerta ed insufficiente risposta ai problemi".
Lo dichiara in una nota Sandro Flavi, responsabile carceri Pd, aggiungendo: "Intanto, si estende l’appello dei detenuti per interventi contro le condizioni disumane degli istituti penitenziari, con responsabili richieste, per garantire la celerità dei processi e possibilità concrete di accesso a misure alternative. La Polizia penitenziaria promuove inedite forme di protesta, dopo mesi od anni di mancate risposte e di promesse non mantenute. I direttori degli istituti penitenziari hanno avviato azioni dimostrative per segnalare l’inerzia e l’insensibilità del governo, che rende ingestibili le difficoltà ed i problemi quotidiani. Il ministro Alfano rivaluti la sua politica per il sistema penitenziario, alla luce delle mozioni che lo impegnano, già dallo scorso anno e ancor di più dalla scorsa settimana, a correggere una legislazione che ha prodotto insensatamente un sovraffollamento insostenibile. Apra un confronto nel governo per rimuovere gli ostacoli alle assunzioni di personale di Polizia penitenziaria e per dotare gli istituti, gli uffici ed i servizi delle indispensabili professionalità educative, di servizio sociale, di supporto psicologico. Affronti la questione degli ospedali psichiatrici giudiziari, un vero e proprio oltraggio alla coscienza civile del Paese, per le condizioni aberranti in cui versano 1.300 persone ricoverate per essere sottoposte ad una misura di sicurezza, che dovrebbe avere la fondamentale finalità di cura della malattia psichiatrica; sostenga il piano di dimissioni assistite varato dal ministro della Salute, introducendo limiti alla proroga dell’internamento, mediante opportune modiche normative. Insomma, batta un colpo! Rinunci al mantra che ci ripete da tre anni e provi almeno ad ascoltare le ragioni del disagio e della sofferenza che giungono dai detenuti, dai loro familiari, dagli operatori, dai sindacati e dalle associazioni, a cui anche il Parlamento fa fatica a rispondere con gli annunci del Piano Alfano".