(ASI) Nell’incontro di ieri a Palazzo Vidoni, sede del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha finalmente preso forma il progetto di riforma del Testo unico della P.A. della Ministra Madia e quello sulle assunzioni, un piano pensato da metà legislatura e portato avanti con non poche difficoltà in termini di accordi , di ritardi e di ripensamenti a causa dell’intervento della Corte Costituzionale, oltre che ai problemi delle consuete coperture di fondi che stanno diventando la “croce” anche della partita sui contratti della Pubblica Amministrazione.
Ci sono tre fasi distinte nella partita del pubblico impiego.
La prima è quella del Testo unico con le nuove regole su premi, produttività, licenziamenti e permessi. Già venerdì sono attese le determinazioni finali del Consiglio dei ministri. E ieri, per la prima volta le organizzazioni sindacali hanno ottenuto una bozza delle modifiche che il ministro propone di apportare.
Poi c'è quella del rinnovo dei CCNL (contratti collettivi nazionali di lavoro) dei comparti e delle relative Aree dirigenziali della P.A. , che entrerà nel vivo solo dopo la definizione delle materie nella disponibilità della contrattazione e i cui tempi sono di conseguenza indefiniti ma non certo corti. L’approvazione definitiva dei decreti legislativi delegati presentati ieri necessita di un iter di circa tre mesi e la approvazione dei decreti delegati è condizione preliminare per la sottoscrizione dei contratti. Si potrà iniziare a discutere ma sarà difficile poter sottoscrivere qualcosa prima di allora.
Infine c'è quella del bonus da 80 euro per le forze dell'ordine, rispetto a cui la maggioranza ha promesso un decreto ad hoc con validità retroattivi. E il tutto mentre è in via di approvazione il Milleproroghe, adesso in Senato, contenente misure sulla pubblica amministrazione. Una dilatazione dei tempi permetterebbe al Ministero per la Semplificazione ovvero all'Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale della pubblica amministrazione, di avere più tempo per discutere con le forze sociali in sede di contrattazione.
Pubblico impiego: i punti del confronto
Il primo punto del confronto tra maggioranza e forze sociali è quello della produttività. La riforma del 2009 mai attuata negava i premi a un quarto del personale, concentrandoli sul 25% dei dipendenti eccellenti e spalmando il resto sul 50% degli organici. Le ultime bozze rinunciano a questa strada evitando comunque indennità a pioggia ma senza indicare in via preventiva criteri validi per tutti gli enti pubblici.
Quindi c'è quello dell'assenteismo. I contratti nazionali dovrebbero anche disincentivare le assenze strategiche dei dipendenti pubblici, quelle cioè che si concentrano in periodi critici per i servizi, come festività e fine settimana, vietando gli aumenti di fondi che finanziano le voci integrative nelle amministrazioni in cui questo tipo di assenza si rivela molto superiore alla media.
Infine c'è quello dei contratti integrativi. Un altro delicato compito affidato ai contratti nazionali è quello di decidere come sfoltire la giungla delle regole sui fondi per gli integrativi vista la riduzione dei comparti da 11 a 4.
Adamo Bonazzi, il Segretario Generale della FSI-USAE che ieri pomeriggio ha partecipato all’incontro con la Ministra Madia ha dichiarato : << abbiamo apprezzato il piano straordinario di assunzioni per il superamento del precariato storico della Pubblica amministrazione che interesserà quanti hanno maturato almeno tre anni di servizio, anche non continuativi. E questa è una risposta, anche all'Europa, che da tempo ha acceso un faro sui contratti a termine nella Pa. Restiamo invece ancora profondamente distanti dalla ministra Madia per quanto riguarda i contratti e anche per le modifiche al Testo Unico dei dipendenti pubblici. Come abbiamo specificato alla Ministra noi pensiamo che visto che il rapporto di lavoro è di tipo privatistico le regole del rapporto di lavoro devono essere demandate ai contratti come avviene nel resto del mondo privato. Poi c’è una questione di risorse: i lavoratori delle P.A. sono fermi da dieci anni. Nel frattempo gli altri settori hanno rinnovato già tre volte i loro contratti prima con 120 euro poi con 100 e oggi con circa 90 euro. Gli 85 euro promessi non bastano, assomigliano ad una presa in giro. Per risollevare il PIL bisogna che per gli oltre tre milioni di lavoratori del settore si adegui il valore della busta paga all’inflazione reale. Conosciamo le difficoltà del nostro paese e sappiamo che non ci può essere un recupero totale nell’immediato ma il recupero va fatto. Nel 2009 avevamo sottoscritto ed indicato un parametro di riferimento l’IPCA. Si parta da lì. >>". Conclude la nota della FSI-USAE.