(ASI) “Sul territorio romano sono molte le moschee non autorizzate che non presentano le caratteristiche richieste dalla legge italiana -vedi le norme urbanistiche per la sicurezza- e molte di esse hanno visto apporre i sigilli da parte della Polizia di Roma Capitale proprio per l’uso improprio dei locali utilizzati, vedi garage, cantine e magazzini.
Un fenomeno che a Roma è in continua espansione, soprattutto in quartieri come Centocelle e Tor Pignattara, dove nel raggio di pochissimi chilometri se ne contano diverse, da via Filippo Parlatore a via Nicolò Romano, da via dei Gladioli a via delle Celidonie giusto per citarne alcune. Come gruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio abbiamo presentato nel 2016 una mozione per la chiusura delle sale di preghiera non riconosciute e delle moschee abusive, a seguito anche delle numerose segnalazioni da parte dei cittadini abitanti delle palazzine in questione, dove molti di questi luoghi di preghiera sono ubicati, con palese violazione delle norme urbanistiche e della sicurezza, visto che spesso c’è un solo ingresso ma mancano le finestre, le uscite di sicurezza e spesso sono stati eseguiti lavori di rimozione di tramezzature senza autorizzazioni. Fa riflettere quindi la decisione presa dal Tar che ha accolto il ricorso di un’associazione bengalese, annullando i sigilli posti in un luogo di culto aperto in un seminterrato in via dei Gladioli, zona Centocelle, perché ciò potrebbe diventare una sentenza che creerebbe dei precedenti. I giudici del tribunale amministrativo nell’accogliere il ricorso del centro islamico, hanno sconfessato l’impianto amministrativo che ha portato alla contestazione di abuso edilizio, sancendo che la destinazione d’uso può cambiare da commerciale a luogo di culto. Il dubbio ora è che altri luoghi sequestrati in maniera analoga possano rivelarsi inefficaci. Considerato che la libertà di culto non è assolutamente in discussione, va approvata in merito una legge che regoli una materia così delicata, che preveda preghiere in italiano, un albo degli Imam, la tracciabilità delle risorse economiche verso le associazioni, proposte prese in esame anche da un tavolo di confronto di poco tempo fa tra Viminale e comunità islamiche. Chiediamo che sulla complessa materia l’Amministrazione comunale non continui nella sua latitanza e si faccia promotrice di una urgente iniziativa a tutela degli interessi della cittadinanza residente”. Lo dichiara Francesco Figliomeni, consigliere capitolino di Fratelli d’Italia.