In questa situazione di emergenza lavorativa è inevitabile che crescano le tensioni sociali e vengano fuori l'enormi contraddizioni in seno alle democrazie liberiste. Questo fenomeno tocca l'Italia?
Il responsabile nazionale del dipartimento infrastrutture del Movimento Patria Nostra Paul Manuguerra ci fornisce una sua opinione in merito.
“ Dire che,noi italiani vediamo alla disoccupazione come uno dei grandi mali ( se non il più ) che affliggono l'Italia ma anche l'Europa e il mondo in questi tempi di profonda crisi. Equivale a svelare il segreto di Pulcinella. Secondo i più recenti dati Istat infatti. Il tasso di disoccupazione italiano è all'8,6 per cento. Crescono,invece,i cosiddetti "non occupati" nella fascia 15-24 anni. Questi i dati. Ma i motivi?
I motivi sono,per quanto si credano banali e di immediata individuazione,piuttosto sfaccettati,indefiniti e certo anche contorti. Primo fra tutti l'uccisione,avvenuta praticamente in sordina,dell'oramai mitico posto fisso. Mito che ha generato nell'Italia del dopoguerra,uno dei più sensibilmente notevoli fenomeni di "migrazione di massa dei lavoratori" o aspiranti tali. Oramai un lavoratore è costretto rivolgere Lassù le sue preghiere anche ogni settimana. Questa infatti l'esile durata di taluni contratti propriamente detti a termine.
Saremmo portati a credere che la manifestazione più prossima di questa piaga,sarebbe quella di una drastica caduta in picchiata delle richieste dei mutui per la casa. Dai più recenti dati risulta invece il contrario. L’Istat ha pubblicato alcune interessanti statistiche sul settore immobiliare.
L’Italia è tra i paesi europei con più proprietari: 7 su 10 hanno una casa propria. Il 13,4% del totale (famiglie affittuarie, proprietarie e usufruttuarie) è gravato da un mutuo. Infine 2 su 10 invece paga l’affitto. I dati dimostrano che nonostante la crisi l’italiano medio cerca stabilità e certezza nella propria abitazione. È pronto ad indebitarsi per 30 anni purché abbia una dimora sicura. D’altra parte la cultura italiana è sempre stata quella del lavoro fisso (se statale o in banca ancora meglio) e casa. Ecco però che chi non può permettersi il mutuo a tasso fisso è costretto (dalla tirannide delle banche che hanno certo la complicità dello stato ) a "scegliere" l'opzione del tasso variabile;il quale sempre poi muta in maniera negativa per le famiglie.
L'altro dei motivi di crisi occupazionale,è dato da questa semplice proposizione:il lavoratore è caro. Al giorno d'oggi,un principale,piccolo o grande che sia,non assume se non con contratto con termine determinato. Questa è purtroppo l'unica via possibile per evitare il fallimento. Anche questo capo d'accusa e' a carico del nuovo corso delle cose economico-lavorative.
Ho scritto nel titolo che anche il lavoro spesso fatica a trovare chi voglia occuparlo,sempre più spesso occorre aggiungere. E come tutte le medaglie,anche questa di facce ne ha due. Se la prima vede i potenziali lavoratori,davvero desiderosi di utilizzare i dignitosi frutti del lavoro,per giungere alle proprie mete ideali. L'altra faccia della proverbiale medaglia invece,decisamente pigra e figlia della non-educazione lavorativa da parte delle nuove generazioni di genitori e senz'altro delle istituzioni. Ci mostra ragazzini ma non solo. I quali adorano parassitare sulle spalle dei loro incapaci genitori. Genitori questi che tra le molte ingenuità e mancanze hanno quella di credere ancora nell'utopico "pezzo di carta".Che,sempre secondo questi novelli mamma e papà,aprirà ai loro figli le porte di un lavoro sicuro,ben retribuito,pulito. Se qualcuno ancora si domanda da dove proviene "l'esercito dei disoccupati",ora lo sa. Forse alcuni dei genitori chiamati in causa,storceranno il naso dopo queste mie. Ma io è così che interpreto il dato di cui sopra relativo alla crescita di disoccupazione per quanto riguarda la fascia d'età 15-24.
Un'ultima considerazione. Le ore di cig autorizzate lo scorso anno,sono state 1,2 miliardi;per un totale di circa 580000 lavoratori coinvolti e un taglio netto del reddito per oltre 4,6 miliardi di euro. Una perdita pari a più di 8mila euro per ogni lavoratore. Talvolta le due facce ne generano una terza”.
Davide Caluppi - Agenzia Stampa Italia