(ASI) Si avvicina il 4 dicembre 2016, data fissata per la votazione del Referendum sulla Riforma Costituzionale. Per le ragioni del Sì, ASI ha intervistato il Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, nonché Presidente dell'Internazionale Democratica Centrista. Di più il Presidente Casini, è un politico che conosce bene le Itituzioni per aver ricoperto l'importante carcica di Presidente della Camera dei deputati nella XIV Legislatura.
Presidente, perché è opportuno votare SI il 4 Dicembre al referendum sulla Riforma Costituzionale?
«Prima di tutto perché questo è un impegno di serietà che la politica si è assunta ormai negli ultimi 30-40 anni, siamo passati dalla bicamerale Iotti a quella Bossi a quella D’Alema a quella De Mita e tra una bicamerale e l’altra, tentativi di riforme alcuni fatti come il Titolo V, che detto tra noi sarebbe stato meglio che non l’avessero fatto, altri non confermati dagli elettori come la riforma del 2005 del centro-destra, oggi deve essere la vota buona non ci può essere proroga, tutto il mondo si aspetta di vedere se l’Italia fa sul serio o ancora una volta perde l’occasione. Penso che il nostro vestito istituzionale abbia bisogno di un lifting di un ammodernamento e mi auguro che questa sia la volta buona».
Non crede che chi afferma che se dovesse vincere il SI, ci sarebbe una deriva autoritaria?
Alcuni autorevoli giornalisti, hanno scritto che se dovesse vincere il NO, ci potrebbe essere il pericolo di una crisi della zona Euro, non trova che tutto questo disorienti gli elettori e non vada nel giusto segno istituzionale considerando il Referendum uno strumento di democrazia diretta?
«Da uomo delle Istituzioni, devo dire che non mi piacciono i toni fuori misura che si sentono usare in questa campagna elettorale, dopodiché non sarei così drastico nella diagnosi perché se pensiamo ai toni usati nella campagna elettorale americana vediamo che c’è chi sta peggio di noi.
Comunque detto questo, se prevalesse il NO io mi auguro che questi effetti speciali non si materializzerebbero certamente in termini di reputazione l’Italia non avrebbe un vantaggio e se noi pensiamo di incentivare la trazione di investimenti esteri verso questo Paese non credo che sarebbe un lievito, dopodiché se vince il SI c’è una deriva autoritaria? Questo è l’argomento più sciocco che io ho sentito usare in questa campagna elettorale, semmai se c’è una cosa che si potrebbe rimproverare alla maggioranza è di non aver preso l’occasione della Riforma Istituzionale per dare più potere al Primo Ministro, una cosa che manca in questa Riforma è che è stata sollecitata a suo tempo sia da Prodi che da Berlusconi quando presiederono il Governo cioè entrambi sostennero non senza torto che era fondamentale una maggiorazione dei rapporti del Primo Ministro che in questa condizione è debole rispetto ai suoi stessi Ministri e poi non dimentichiamo che c’è una clausola per eleggere il Capo dello Stato che costringe a maggioranze qualificate e poi aggiungiamo che c’è una possibilità di accedere allo strumento referendario con quorum abbassato a quello che c’è oggi per cui ci sono una serie di pesi e contrappesi talmente evidenti che la critica deriva autoritaria a Renzi è veramente ridicola».
Lei dice che con il SI ci sono più certezze per chi investe in Italia, ci spiega il perché?
Non fosse altro perché finalmente si saprà chi ha l’ultima parola come, quando e perché nel momento in cui un contenzioso sorgesse tra Stato e Regioni, contenzioso che dopo l’approvazione dle Titolo V si sono moltiplicati davanti alla Corte Costituzionale.
Pensate che per un trasferimento di materiale speciali cioè per dire quei grandi convogli stradali che vediamo sulle strade quando si tratta di trasportare da una parte all’altra d’Italia ad esempio delle macchine di grandi dimensioni, noi abbiamo le Regioni italiane ognuna con la propria regolamentazione per cui se un convoglio di questo tipo deve andare dalla Lombardia alla Sicilia passa 15 aree con 15 regolamentazioni diverse oppure se c’è un contenzioso tra Stato e Regione per un’opera pubblica importante che serve all’equilibrio dell’Italia e dell’Europa, questa opera pubblica può rimanere bloccata per mesi per mancanza di una intesa. Adesso si saprà finalmente che l’ultima parola spetta allo Stato e che è lo Stato che in caso di interesse nazionale ha una clausola di supremazia con cui può dare agli investitori tempi certi, non credo che sia una cosa da poco.
Infine, ricordiamo che a questo Referendum non c’è il quorum che quindi si vince anche con un voto in più rispetto alle due proposte.
«Si, poi vorrei far notare che anche questa Riforma sembrava avesse una maggioranza qualificata tale da non aver bisogno del Referendum e quindi la consultazione dei cittadini noi, la maggioranza ha voluto che fosse compreso proprio un articolo che prevedeva un obbligatorietà di questo Referendum perché noi abbiamo voluto dare questa Riforma nelle mani dei cittadini, sta a loro decidere se lasciare le cose come stanno o cambiarle, io dico solo una cosa dall’alto della mia esperienza trentennale in Parlamento si è riusciti a far votare ai Senatori una clausola che li sopprimeva con effetto immediato, Berlusconi ci era riuscito ma aveva poi una norma transitoria che prorogava di una decina di anni il sistema vigente. Non si venga in futuro a riproporre una Riforma che prevede un dimezzamento del numero dei Parlamentari dopo che questa volta venisse bocciata, perché i Parlamentari direbbero i cittadini ci vogliono così bene che ci hanno tenuti tutti insieme in Parlamento non c’è più la possibilità di fare questa riforma, è una battuta evidentemente ma non così battuta».
Ringraziamo il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini per la gentile disponibilità
Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia