Quando il Polo rivendica come essenziale il problema della sicurezza del cittadino assediato dalla "piccola delinquenza" quotidiana e si azzarda a denunciare il collegamento tra l'aumento della "microcriminalità" e l'immigrazione clandestina, inevitabilmente si parla di "deriva populistica" della destra che fomenta gli irrazionali timori popolari per pericoli che ci si affretta a dichiarare sovrastimati se non inesistenti.
Così si è parlato di "attacco populista alla democrazia parlamentare", quando il centrodestra ha rivendicato, con il presidenzialismo, la possibilità per i cittadini di eleggere direttamente il capo del governo o il capo dello Stato, saltando la mediazione del Parlamento.
Il termine e il concetto di populismo vengono dunque utilizzati nel discorso politico pubblico come un riferimento negativo , un fenomeno reazionario e antimoderno se non addirittura un pericolo per la democrazia; questa interpretazione, però, è accettabile o è soltanto una versione caricaturale del concetto? Al contrario il populismo, lungi dal rappresentare un pericolo per la democrazia è una ricarica, una risorsa, una scossa energetica per ordinamenti politici in crisi di rappresentatività e ormai sempre più incapaci di suscitare la minima passione. Il populismo è infatti la rivendicazione dell' autentica sovranità popolare in contrasto con il crescente distacco tra la massa dei cittadini e le classi dirigenti non solo distanti dal modo di vivere e di pensare dei cittadini, ma anche poco attenti alle loro reali necessità.