(ASI) Roma – Continua a far discutere il ddl Cirinnà sulle unioni civili, a dividere l’opinione pubblica, in particolare, la bagarre legata alla cosidetta stepchild adoption, che ha spaccato il Parlamento a pochi giorni dalla discussione in Senato, posticipata al 28 gennaio prossimo. Ad intervenire sull’argomento Filippo Bernocchi, membro direttivo dell’ANCI, che pone l’accento sulla validità del disegno, aggiungendo una critica in merito al nodo delle adozioni gay: “Riconoscere le unioni civili è un atto improrogabile, oltre che segnale di maturità culturale e sociale. Per questo sono pienamente favorevole a un provvedimento che ne legittimi la validità giuridica e ne ammetta i relativi diritti, con la convinzione che ciò sia non solo un passaggio necessario, ma quasi obbligatorio. È tempo che anche il Parlamento prenda una posizione in merito: rimanere ancorati a giri di parole, luoghi comuni o, come sembra, schieramenti politici e credo religiosi significa perdere una preziosa occasione per dimostrarsi al pari di altri Paesi europei in cui le unioni civili sono una realtà da quasi dieci anni – commenta Bernocchi – Tuttavia, il principio della stepchild adoption chiama in causa valori imprescindibili legati a un istituto, quello della famiglia tradizionale, che non possono essere assoggettati a provvedimenti giuridici laddove già la natura ha legiferato, e lo ha fatto in favore di un nucleo formato da un padre e da una madre. Ritengo dunque più che legittime le obiezioni riferite all’inclusione di questa clausola all’interno del disegno di legge e, pur sostenendo a gran voce il riconoscimento delle unioni civili – conclude Bernocchi – parteciperò al Family Day per sottolineare la mia posizione in favore del tradizionale ideale di famiglia. Una cosa sono i diritti civili di una coppia, altra cosa è servirsi della legge per sostituirsi alle relazioni naturali che legano un padre, una madre e un figlio.”