Immigrazione: Se l’Italia è stata lasciata sola, allora agisca anche da sola!

(ASI) L’emergenza immigrazione sta assumendo derive sempre più gravi. Di giorno in giorno aumentano senza sosta sbarchi, sconfinamenti, arrivi di immigrati da ogni dove.

Con essi accrescono anche le tante tragedie a cui si assiste con orrore: dagli infiniti morti nel Mediterraneo ai recenti 40 migranti morti soffocati all’interno di un camion mentre tentavano di attraversare l’Austria.

Un’ecatombe in cui l’Italia è lasciata completamente sola.

Inutili si sono dimostrati fino ora qualsiasi programma di monitoraggio del Mediterraneo con navi della marina militare italiana. Anzi le tanto decantate operazioni marine, sono divenute nulla più che un semplice “mezzo di trasporto” ulteriore per tutti quei individui che partono dalle coste libiche.

In tanto in Italia il progetto di accoglienza dei migranti sta fallendo miseramente. Un’accoglienza mal gestita dove i centri allestiti per questi allogeni sono ormai allo stremo per una capienza vertiginosamente elevata rispetto alle reali possibilità di spazio. Lo smistamento indiscriminato dello Stato ad opera dei prefetti che va soprattutto a riversarsi in zone già difficili del territorio nazionale e che creano, logicamente, tensione tra gli abitanti e gli stranieri. Uno smistamento che viene anche effettuato in strutture il cui utilizzo poteva essere indirizzato ai fini abitativi per le innumerevoli famiglie italiane in precarie condizioni economiche, ma le tante strutture, condomini, aree urbane costruite dallo Stato Italiano, invece che servire per i cittadini, dello Stato Italiano!, vengono assegnati ai migranti. Qui ci si infilano i molti “facili guadagni” per la gestione delle strutture di accoglienza, che riscuotono le numerose cooperative, associazioni, di varia estrazione, con una rappresentanza maggiore quelle storicamente collegate ad ambienti di sinistra o centrosinistra e quelle ecclesiastiche. Guadagni che finiscono anche per sfociare in scandali giudiziari come quello di “Mafia Capitale” e che dimostrano una delle facce maggiormente reprobe, ma più sottaciute, di tutta questa infinita storia: ovvero che l’immigrazione è anche un business altamente remunerativo per chi lo sa ben sfruttare. Non tralasciando le tristi immagini di agenti di polizia e delle forze dell’ordine, utilizzati come “guardia bianca”, scudi innanzi e manganelli in mano, contro le tante manifestazioni di protesta dei cittadini e messi a presidio di difesa nei luoghi utilizzati per il soggiorno degli stranieri.

L’Unione Europea ha atteggiamenti che potrebbero essere facilmente definiti “ridicoli”.               Parla per bocca dei suoi alti rappresentati, convoca vertici su vertici, come il prossimo che si terrà il 14 settembre. Parla, parla, promette, ma insomma parla quanto non realizza nulla. Le famose quote di ridistribuzione dei migranti in tutti gli Stati dell’U.E., rimangono solo nella natura astratta della proposta, perché si afferma che per realizzare queste quote, si deve prima effettuare il riconoscimento dei stranieri, ma ciò è competenza del primo Stato Comunitario in cui il soggetto extracomunitario è giunto, così come è scritto nel Trattato di Dublino. L’Italia, dunque, per il momento si tiene tutti gli immigrati sbarcati sul suo suolo. In tanto ai confini italiani con Francia e Austria si ripristinano le frontiere, con tanti saluti all’Europa aperta e della libera circolazione delle genti. Ma l’aspetto più esilarante è che l’accusa di ripristino delle frontiere abolite viene poi rimbalzata da questi stessi Stati verso l’Inghilterra, colpevole del fatto di non voler assistere alle stesse scene che accadono ora in Italia, ora in Grecia, ora in Serbia. L’Inghilterra, però, si è spinta ancora più in là, con la recente proposta del Ministro degli Interni inglese, Theresa May, che asserisce la volontà di voler chiudere il Regno di sua Maestà Britannica anche a quei molti cittadini U.E. sprovvisti di lavoro, questo per difendere i cittadini inglesi da una concorrenza straniera ormai troppo forte nell’Oltremanica. Ciò ha fatto andare su tutte le furie i vertici dell’U.E., che per ritornare agli aiuti richiesti dall’Italia, gli altri Capi di Stato Europei si sono semplicemente prodigati nel mandare navi militari a sostengo della marina militare italiana nel monitoraggio e recupero dei migranti. Naturalmente lasciando in territorio italiano i migranti recuperati. Ovvero danno una mano all’Italia a riempirsi ulteriormente di allogeni.

 

Di presidio militare delle coste libiche non se ne parla. Serve il previo permesso del Governo Libico. Ma in Libia al momento ci sono due Governi, litigiosi l’uno con l’altro, ma concordi nel non volere delle forze militari straniere nel proprio territorio. Altrimenti, viene fatto notare, che qualsiasi intervento militare privo di permesso, sarebbe equiparabile ad una vera e propria dichiarazione di guerra.

In tutto questo si capisce che l’Italia è sola!

Le quote di ridistribuzione ne vari Paesi U.E. non verranno mai concretizzate seriamente. Troppe sono le ragioni e le spinte contrarie. Ma si può credere sul serio che Nazioni come la Francia, l’Inghilterra, la Germania e vari Stati del nord Europa, con la “grossa bomba immigratoria” che sta esplodendo nei loro territori, a causa di anni ed anni di grossolane politiche multiculturali, vadano a peggiorare in modo esponenziale questa situazione albergando i nuovi allogeni che fuggono dall’Africa? E’ inutile rifarsi ai valori comunitari che hanno costituito l’Unione Europea, per tentare di richiamare l’attenzione e far passare il messaggio che questo è un problema europeo e non della sola Italia. E’ inutile rivolgersi alla “padrona” dell’U.E., la Germania, per imporre un “pugno di ferro” su tutti gli Stati membri per l’esodo migratorio. Perché la verità è solo una: la prima a non volere i migranti è la Germania! Con un continente, quello Africano, che sta spingendo per trovare la sua nuova “Eldorado” di nome Germania, e che utilizza le terre come l’Italia, la Grecia, la Serbia, l’Ungheria, come mero passaggio, lo Stato della signora Merkel è il primo a mettere i così detti “bastoni tra le ruote” a qualsivoglia progetto di ridistribuzione che vada a minare la sua integrità. Questa è la realtà e il non volerla vedere sta solo ridicolizzando l’Italia intera su tutta la scena internazionale. Chiedere la modifica dei trattati, come “Dublino”, è anche quello inutile, gli altri stati U.E. non lo permettono per i motivi sopracitati.

Allora se l’Italia è sola, agisca anche da sola!

Ormai anche i più pervicaci hanno compreso che l’unico modo affinché i migranti non partano, è fermali nel luogo di partenza. Un presidio militare delle coste, soprattutto libiche, di partenza dei famigerati “barconi”, con mezzi sia per il mare che per la terra. Si! Un occupazione militare di quelle zone: questo è l’unico modo serio d’arresto dell’esodo. Con metodi d’ingaggio e con una strategia di contenimento dei flussi di persone nel lungo periodo tutta da studiare, ma dalla soluzione militare non si “scappa”. L’O.N.U. avverte che non si può fare? Che ciò sarebbe una violazione del diritto internazionale? Che questo equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra?

L’O.N.U. avverte questo? Allora bisogna avere la forza di tenere conto della realtà!

Il caso libico che ha poi posto le basi per questa immigrazione senza fine, va visto da lontano munendosi del “lungo cannocchiale della storia”. Chi ha voluto la morte di Gheddafi? Chi ha distrutto un Paese florido e ha fatto saltare così il blocco che la Libia poneva a tutta l’immigrazione proveniente dal centro Africa? Quale nazione ha perso enormi interessi da queste famigerate “Primavere Arabe”, che hanno colpito anche la Libia? I quesiti sono presto risolti. Gheddafi è stato ucciso per dei interessi geopolitici e geoeconomici che hanno i loro mandanti in particolar modo a Parigi e a Londra. Il possibile primato dell’Italia nel Mediterraneo con il suo partenariato ufficiale con la Libia, faceva troppo gola all’Inghilterra, che considera da sempre il Mediterraneo “il lago di casa”, e alla Francia. Una distruzione del regime politico che era in Libia ed un sostegno militare agli oppositori, aveva fatto credere ai politici inglesi e francesi che c’era tutto di guadagnato in un nuovo corso nello Stato Libico. Mentre l’Italia sarebbe rimasta “attaccata al palo”, rea del sostegno al vecchio Rais Libico. La cosa, però, è sfuggita di mano anche ai “cupidi” cugini d'oltralpe e ai sudditi della Regina Elisabetta II. Ed ora dal disastro libico non ci guadagna nessuno. Ma a perderci di sicuro, come si sarà già capito, è stata l’Italia. Allora che ne conviene allo Stato Italiano fare il “corretto”? Il bravo scolaro, che se anche i suoi compagni di classe lo sbeffeggiano e lo umiliano, lui impassibile rimane fermo nell’attesa che la distratta maestra si accorga della sua ascetica correttezza ed intervenga in suo soccorso. Che ne conviene all’Italia richiamarsi alle leggi internazionali, all’intervento dell’U.E., quanto tutti operano solo in direzione dei propri interessi calpestando, palesemente, anche quelli italiani?

Bisogna prenderne atto! Necessita un sano scatto di orgoglio nazionale!

Il diritto internazionale non permette un operazione militare senza consenso O.N.U. o del Governo Libico? Non importa! Quanto sta accadendo in questi tempi ha dello straordinario e bisogna essere celeri e se vi è qualcosa che ostacola una veloce azione dirimente, allora deve essere scansato. Tenendo conto, tra l’altro, che il diritto internazionale viene agitato ed eluso a seconda dei casi. Infatti per bombardare la Libia di Gheddafi, gli aerei carichi di bombe erano già in volo prima di qualsiasi “permesso”. Questa è la verità della storia! E se vale per gli altri questo atteggiamento arbitrario, allora vale anche per l’Italia.

Certo sarebbe consigliabile un intervento sostenuto da più Paesi. Ma se ciò non accade, allora deve l’Italia prendere le redini della situazione. Non per dimostrare di essere un “Paese forte”, ma un “Paese normale”. Perché pochi Paesi “normali”, degni di questo aggettivo, si sarebbero fatti vilipendere nel modo che spetta tristemente oggi all’Italia.

Il Mediterraneo è un interesse italiano, e spetta all’Italia salvaguardarlo, soprattutto!

Agisca e poi spetterà alla storia giudicare il suo comportamento e quello inerte degli altri Paesi.

Agisca anche per ritornare protagonista, agisca anche per ritrovare una propria forza nel contesto europeo e mondiale.

L’Italia è sola? Allora agisca anche da sola. Perché l’inerzia e la oltremodo correttezza, rischiano di essere la sua lapide.

Federico Pulcinelli - Agenzia Stampa Italia

 
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