(ASI) "Il cardine della riforma della giustizia è la divisione tra giudici e Pm."
Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, presentando il disegno di legge costituzionale in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il progetto, ha ribadito il nostro Guardasigilli, “pone al centro la parità tra accusa e difesa. E’ un impegno che abbiamo assunto con i cittadini. Ed è quello che stiamo sostenendo dal 1994”. Il nuovo testo “contiene una visione che pone al centro i cittadini”. Il giudice diventa colui che è davvero sopra le parti, perché non è più pari al Pm. Giudice e Pm “svolgono mestieri differenti. Il primo deve valutare cosa gli vengono a dire accusa e difesa”.
Nell’articolo di chiusura del disegno di legge costituzionale della giustizia si prevede che le modifiche alla Carta “non si applicano ai procedimenti penali in corso proprio per mantenere la purezza di questo impianto e di questo disegno che ha una sua nobiltà storica”.
“Questo nuovo sistema prevede il giudice in alto, con il pm e il cittadino allo stesso livello. Finora i piatti della bilancia erano sbilanciati a favore dei magistrati: da una parte c’erano giudici e Pm, dall’altra il cittadino solo. Ora invece i piatti sono stati messi su un unico piano. In una condizione di parità”. E’ questa l’immagine che il Guardasigilli sceglie per evidenziare il principio cardine della riforma appena approvata. Alfano parla poi di un altro punto fondamentale: la responsabilità civile dei magistrati, al pari di tutti gli altri dipendenti dello Stato.
“Il principio di responsabilità esprime un principio di uguaglianza. Se sbaglia il medico è responsabile e il cittadino può citarlo. Così potrà avvenire anche per il magistrato. Si attua il principio della legge uguale per tutti”. Terzo caposaldo della riforma è l’inappellabilità delle sentenze di primo grado di proscioglimento. “Se un cittadino viene assolto in primo grado è vietato l’appello verso la sentenza di proscioglimento. Anche questo è un principio di grandissima importanza. Il combinato disposto delle due norme, quello della responsabilità dei magistrati e quello dell’inappellabilità è un principio modernizzatore”.
Con la creazione di un’Alta Corte di disciplina “composta per metà da magistrati e per metà da eletti da Parlamento tra coloro che abbiano competenze giuridiche consolidate”, la responsabilità disciplinare di giudici e pm è stata “estrapolata dal Consiglio superiore della magistratura”. In questo modo si creeranno tre organismi, i due Csm e l’Alta Corte, “del tutto indipendenti dal potere politico e dalle correnti della magistratura”.
“Il Pm continuerà a disporre come prevede la norma del 1948 della polizia giudiziaria. Per disporne meglio e per evitare che il pubblico ministero si trasformi in un poliziotto, serve però una nuova disciplina per regolarizzare il rapporto tra Pm e polizia giudiziaria attraverso una legge apposita che presenteremo a breve”.
Il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale “resta saldo ma applicato secondo i criteri previsti dalla legge. Un principio sacrosanto è stato trasformato nel un suo contrario, cioè nell’assoluta discrezionalità di perseguire i reati”, quindi oggi “è il pm che sceglie”. Il governo intende “togliere il manto di ipocrisia”: resterà l’obbligo dell’azione penale ma “la legge ordinaria dirà i criteri”. Il magistrato “partirà prima dalle priorità e poi tempo permettendo perseguirà il resto”.
Se contro la riforma della giustizia l’Associazione nazionale magistrati proclamerà degli scioperi “vedremo come li motiveranno. Crediamo che non ci siano motivi” perché si tratta di una “riforma molto equilibrata. E’ chiaro che si tocca qualche privilegio”, ma “noi non abbiamo presentato un quinto Vangelo ma una proposta consolidata in 17 anni. Rispetto alla quale in Parlamento saranno ascoltati costituzionalisti ed esperti di diritto”. Alfano prosegue rivolgendo una ’preghiera’ “all’Anm e a coloro i quali intendono fare opposizione a questa riforma, di tenere in debito conto che si tratta di proposte espresse da un governo votato da milioni di cittadini”.
La riforma sarà attuata da una decina di leggi ordinarie e accompagnata da “un piano di azione del governo italiano per abbattere i tempi del processo civile, per abbattere l’enorme mole dei processi. Si tratta di due piani che cammineranno insieme, assolutamente distinti ma paralleli. Vogliamo accelerare i tempi del processo, smaltire l’arretrato e fare sì che sia rapido, efficace e giusto”.
A una giornalista che chiede quanto questa riforma varata oggi potrà incidere sulla lentezza dei processi, Alfano ha risposto: “Ci sono riforme in campo che hanno già diminuito di 400mila le pendenze di questo Paese”, grazie soprattutto alle notifiche elettroniche. Dunque, c’è un piano di azione per accelerare il processo che “non si fa per via costituzionale ma per via ordinaria”, mentre per far sì che “il processo sia giusto, interveniamo sulla Costituzione: giustezza e rapidità camminano assieme”.
Anche i 10-11 disegni di legge ordinari di accompagnamento alla riforma costituzionale “non saranno chiusi al contributo delle opposizioni. Se il Parlamento dovesse modificare l’impianto della riforma costituzionale, parallelamente cambieremo le leggi” ordinarie. “Nel merito non abbiamo già depositato” i disegni di legge su cui “stiamo lavorando” e su cui “siamo a buon punto”. però “sarebbe sbagliato aspettare il via libera nel 2011” alla riforma costituzionale, per cui “ci portiamo avanti con il lavoro” e “avvieremo nel paese un grande dibattito pubblico”.
“Loro avevano chiesto di poter leggere i testi ed ora glieli daremo affinché avviino una loro riflessione”. Il ministro della Giustizia risponde così ai cronisti che gli chiedono se la maggioranza non sia disposta a rinunciare a leggi come le intercettazioni o il processo breve, così come richiesto dal Terzo Polo. Non entrando nel merito Alfano spiega comunque che “la maggioranza farà tutte le leggi sulla riforma che erano contenute nel programma elettorale. Senza rinunciare a nulla”.
Questa riforma “è tutto tranne che una ritorsione” nei confronti dei magistrati o “contro qualcuno” e “non ha nulla a che vedere con le vicende in corso o con la contingenza”. Comunque, conclude il Guardasigilli, “la giustizia sarà oggetto della prossima campagna elettorale”.