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Libia: crisi all’esame europeo, l’Italia chiede una missione navale e la gestione condivisa del flusso migratorio

(ASI) La crisi libica si sposta sui tavoli della diplomazia europea con due vertici a livello di Ministri degli Esteri e poi di Capi di Stato e di Governo, il 10 e 11 marzo a Bruxelles.

L’Italia punta al varo una missione navale UE-NATO per rafforzare l'embargo sulle armi e ad uno scatto in avanti dell’Europa per farsi carico della gestione dell'eccezionale flusso migratorio dal Nord Africa.

L’idea di una missione navale NATO-UE vicino alle acque territoriali libiche ha incassato “la reazione positiva” dei Paesi UE, ha spiegato il Ministro Frattini al termine della riunione con i suoi omologhi, auspicando che tale missione di pattugliamento possa essere deliberata al vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo dell’11 marzo.

E per quanto riguarda l’immigrazione, ha proseguito Frattini, l’Italia ha messo per iscritto la richiesta della "partecipazione da parte di tutti i Paesi membri, e quindi non solo di quelli rivieraschi", della gestione dei flussi migratori che in queste settimane si stanno intensificando nel Mediterraneo, anche con un "contributo economico forte".

Frattini ha quindi annunciato che l’Italia riaprirà il suo consolato a Bengasi chiuso in seguito agli incidenti del 2006. Mentre per quanto concerne il riconoscimento del Consiglio nazionale transitorio il Ministro ha puntualizzato che "per noi l'unica cosa seria è che sia l'Europa tutta unita ed insieme a decidere". "Gli Stati - ha ricordato - riconoscono gli Stati, e non i governi o i singoli gruppi. Valutazioni di differente natura sono decisioni non europee. Se l'UE comincia ad andare alla spicciolata su queste questioni saremmo tutti molto più deboli".

In ogni caso, ha sottolineato Frattini, "con i colleghi europei siamo tutti d'accordo che la stagione del regime di Gheddafi ormai è finita" e che il processo che si è aperto sia ormai "irreversibile". Quanto all’imposizione di una 'No fly zone' in Libia, Frattini ha ribadito la richiesta di un quadro di "legalità internazionale" come precondizione per un'iniziativa sulla quale la comunità internazionale si gioca la sua "credibilità", ricordando in questo senso il necessario avallo della Lega Araba e dell'Unione africana e soprattutto di un mandato del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. E su un’ipotesi di bombardamenti mirati che potrebbe essere avanzata dalla Francia, il Ministro ha spiegato che di questo non si è discusso ma in ogni caso "l'Italia non parteciperà" ad un’operazione del genere "su territorio libico".

Sul fronte delle sanzioni economiche, il Consiglio dei Ministri degli Esteri ha formalizzato la decisione di estendere il blocco dei beni libici anche alle "entità finanziarie chiave", quelle riconducibili a Gheddafi e al suo entourage e che posseggono quote azionarie in tutta Europa.

Situazione in Libia al centro anche di una riunione dei ministri della Difesa dei 28 Paesi membri della NATO. Qualsiasi azione di tipo militare necessiterà di "un chiaro mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha sottolineato il Segretario Generale Anders Fogh Rasmussen, specificando che tale nuovo mandato servirebbe anche per un "monitoraggio rinforzato dell'embargo sulle armi" imposto alla Libia dalla risoluzione 1970.

 
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