"Tax day", il giorno dell'ennesima violazione della Costituzione

(ASI) Tra qualche giorno, il 16 giugno prossimo, saremo chiamati, noi contribuenti onesti e - diciamola tutta - anche un pochino fessacchiotti, a versare allo Stato, alle Regioni e ai Comuni il saldo per l'Irpef dell'anno scorso e gli acconti per Imu e Tasi del 2015.

Nelle fauci di questi enti assatanati entreranno circa 37 miliardi di euro, ma non serviranno a molto, non basteranno, perché con queste infinite ruberie tutti i nostri sacrifici svaniranno presto nel nulla. Sono già pronti, i tanti delinquenti sparsi un po' dappertutto, a dilapidare i nostri sudati risparmi per comprarsi ville e tenute da sogno dove passare qualche giorno agli arresti, semmai qualche magistrato di buona volontà dovesse, per puro caso, scoprirli a rubare.
Sa, questo esercito di malavitosi, di poter contare sulle protezioni dei loro compari che con la scusa del garantismo peloso sono pronti a difenderli, spesso con lo sprezzo del ridicolo, richiamando, con quella faccia tosta che si ritrovano, il secondo comma dell'art. 27 della Costituzione che stabilisce che "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Poco importa che il loro sodale sia stato trovato mentre riscuote la tangente ed è reo confesso. Non importa nulla. I padri costituenti, se avessero solo immaginato che il nostro Paese sarebbe diventato la patria dei mafiosi e dei corrotti, non avrebbero certo articolato in quel modo un principio che è sacrosanto e giustissimo in un paese normale, evoluto e civile. Da noi diventa un modo per non arrivare ad avere mai una sentenza definitiva, perché i soliti delinquenti hanno anche pensato alla prescrizione. Così prima non sono colpevoli perché così vuole la Costituzione, poi non sono colpevoli lo stesso perché c'è una legge che prescrive i reati. Che capolavoro!
Ma l'aspetto più irritante di questa situazione è che tutti coloro che invocano ad ogni piè sospinto quell'articolo della Costituzione per difendere i delinquenti, loro compari e complici, sono gli stessi che ignorano tutto il resto della Carta, e ne fanno scempio. Cominciando dall'art.1. "Repubblica fondata sul lavoro" che manca a una buona parte della popolazione, e al secondo comma: "La sovranità appartiene al popolo".
Chi ha voglia di (ri) leggere la Costituzione si renderà conto che la stragrande maggioranza degli articoli è ignorata e i principi sistematicamente violati. Ma è arrivato il momento che non si può più stare zitti e soggiacere in silenzio ad ogni sopruso e vessazione. E allora bisogna ricordare che c'è pure il secondo comma dell'art. 54 che impone che "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempiere con disciplina ed onore " e con un impegno solenne: "Prestando giuramento". E tutti quei politici rinviati a giudizio, o, peggio, condannati in primo grado, con o senza patteggiamento - c'è da chiedersi - stanno adempiendo al loro mandato con "disciplina ed onore"?
E si rimane inorriditi (più per l'ignoranza che per la presunzione) sentire le dichiarazioni del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padovan che davanti alla sentenza della Corte Costituzionale che ha definito illegittimo il blocco della rivalutazione delle pensioni fatto dal ministro Fornero, ha detto che la Corte avrebbe dovuto sentire il governo e considerare le conseguenze economiche sui conti pubblici prima di fare la sentenza. S'impone una domanda: che scuole ha fatto il Ministro? Perché una volta bastavano le serali per avere almeno un'infarinatura della Costituzione.
E, visto che ci siamo, al ministro dell'Economia è il caso di ricordare l'art.53 che recita così: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Ebbene l'Imu (l'imposta municipale sugli immobili) e la Tasi (tassa - sic ! - sui servizi indivisibili) il cui 50 % bisogna pagare, come ho detto all'inizio, tra qualche giorno, sono in aperto, stridente contrasto (come anche la Tari, tassa sui rifiuti) con il primo ed il secondo comma dell'articolo 53 della Costituzione appena citato. Sono vere e proprie patrimoniali, tributi chiaramente illegittimi.
A questo punto c'è solo da porsi una domanda: quando finirà la pazienza di tutti noi, imbecilli, che paghiamo senza fiatare tutti questi tributi incostituzionali?

Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia

 
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