(ASI) Roma - "Quello che si sta svolgendo in quest'Aula è un dibattito centrale per i problemi dell'Italia e per il nostro Mediterraneo.
Sono rassicurato dalle parole che ci ha detto oggi il ministro Gentiloni, mentre lo ero molto meno dall'alternanza di voci di questi giorni, che non hanno fatto sempre chiarezza della posizione italiana. Lei oggi, signor Ministro, è stato chiaro e limpido; non ripeterò le cose che ha detto, su cui sono totalmente d'accordo.
Non mi interessa analizzare fino in fondo gli errori che abbiamo fatto perché, giusta o sbagliata che fosse l'azione nei confronti di Gheddafi, l'errore più grande che la coalizione ha fatto è stato pensare di risolvere la questione intervenendo e lasciando la Libia al suo destino. Ma in una condizione così confusa, con questioni tribali, etniche, religiose e localistiche, come si poteva pensare di aver esaurito il compito nei bombardamenti a Tripoli e nelle zone limitrofe, o cacciando Gheddafi? Non possiamo rifare, magari per le migliori intenzioni e con le migliori intenzioni, gli stessi errori che abbiamo commesso in passato.
Quanto all'azione militare, scusate, onorevoli senatori, ma contro chi? Per che cosa? Con quale modalità? La situazione è talmente intricata che già parlare di azioni militari è un controsenso, se non sappiamo a chi in qualche modo questa azione militare dovrebbe giovare e nei confronti di chi dovrebbe essere instaura un'alleanza militare in una condizione che oggettivamente è di confusione a 360 gradi.
Tutto possiamo pensare di poter in tollerare in politica estera, ma non l'ingenuità, che è un peccato mortale: e allora, quando si dice che adesso c'è il Daesh o l'ISIS in Tripolitania, in Libia, non dimentichiamo che c'è un'azione di franchising per cui alcuni gruppi estremisti ammainano le loro bandiere e tirano su quelle nere del Daesh così da avere una visibilità maggiore
Allora cerchiamo di capire che l'alternativa a seminare con il dialogo politico il terreno della Libia non c'è. Ripeto: non c'è. Certo, è insufficiente; dobbiamo fare di più. Ma il dialogo politico è il presupposto per tutte le azioni, perché altrimenti descriviamo una realtà che non c'è. Il dialogo politico è fondamentale. Questo è il motivo per cui dobbiamo essere grati anche alla diplomazia italiana che, fino all'ultimo, ha cercato di tenere alto quel Tricolore a Tripoli: non era un esibizionismo nazionale, ma il tentativo, da quella sede, di avere il dialogo politico con tutte le parti. Oggi abbiamo un mediatore dell'ONU, Bernardino León. Cerchiamo di sostenerlo. Il dialogo politico non deve allora essere solo con le fazioni, ma deve essere con i Paesi limitrofi. In questo c'è il ruolo dell'Europa e degli Stati Uniti, perché questo è l'elemento fondamentale per creare una rete protettiva e preventiva. L'intervento ci può essere: forse ci sarà anche, ma deve essere l'ultimo punto di un tassello, perché altrimenti andremo a fare guai aggiuntivi ai guai esistenti.
A questo proposito vorrei dire una cosa su Mare nostrum. Siamo fieri che gli italiani aiutino gli altri in mare, però, l'ingenuità non ci è consentita. La criminalità organizzata e le bande che troviamo con quei vessilli neri sono le stesse che obbligano i disperati ad imbarcarsi con il mare in burrasca, perché cercano le stragi, così da indurre la comunità occidentale e l'Italia ad atteggiamenti che giocano sul senso di umanità che è tipico della nostra società. Stiamo quindi attenti: quando parliamo di immigrazione clandestina, parliamo di uno strumento di guerra, perché queste persone lo usano come strumento di guerra verso l'Italia e l'Europa. Dobbiamo quindi essere un pochino disincantati.
Comunque io penso che il Governo sia oggi sulla linea giusta; lo è stato già con i discorsi chiari, che ho condiviso, del presidente Renzi nella giornata di ieri. Domani ci saranno altri incontri internazionali. Oggi si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'ONU; noi ci auguriamo che in quella sede ci possa essere un contributo forte ad un'iniziativa forte, che in questa fase deve essere ancora un'iniziativa diplomatica".
L'intervento nell'Aula del Senato di Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri di Palazzo Madama, a seguito dell'Informativa del Ministro Gentiloni sui recenti sviluppi della situazione in Libia.
Redazione Agenzia Stampa Italia