La cartiera “Burgo” di Avezzano (Aq) non riaprirà: 220 dipendenti rischiano una pesante ipoteca sul proprio futuro

(ASI) Abruzzo - Un fulmine a ciel sereno ha colpito improvvisamente questa estate abruzzese 2014, con pessime conseguenze per la situazione occupazionale in Abruzzo.

Il gruppo “Burgo”, dopo aver già dismesso la filiale di Chieti, ha annunciato nel pomeriggio del 25 agosto scorso, nel corso di un incontro con i Sindcati, la prossima chiusura dello stabilimento della cartiera ad Avezzano (Aq) “a causa delle gravi difficoltà economiche della società che non consentono di effettuare investimenti sullo stabilimento marsicano che, da gennaio 2014, è stato destinato alla produzione di tipologie di carta naturale” come affermato dal responsabile delle risorse umane del gruppo Franco Montevecchi.

La fabbrica che non riaprirà dopo le ferie estive, occupa circa 220 dipendenti che da settembre potrebbero ritrovarsi con una pesante ipoteca sul proprio presente e sopratutto sul proprio futuro.

A tal proposito, non sono mancate le reazioni sia da parte del mondo politico che sindacale: Antonio Fiasca(Fistel  - Cisl), Alfredo Moschettini (Uilcom – Uil) Sigismondo Sansoni (Slc – Cgil) hanno dichiarato in un comunicato congiunto: “una notizia gravissima quanto inaspettata poiché l'azienda non aveva dato alcun segnale di difficoltà. Facciamo appello alle istituzioni -hanno concluso i rappresentanti sindacali -affinché si attivi subito un tavolo governativo, alla presenza dell'amministratore delegato del gruppo Burgo, per valutare una soluzione alternativa alla chiusura dello stabilimento, che salvaguardi i livelli occupazionali e il futuro dell'azienda”.

Sulla vicenda è ovviamente intervenuta subito la politica Marsicana, di cui uno dei massimi esponenti è sicuramente il Presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Di Pangrazio che ha annunciato: “chiederò un incontro urgente al Presidente Luciano D'Alfonso e all'Assessore Giovanni Lolli, affinché si attivino per scongiurare la chiusura dello stabilimento Burgo di Avezzano, dopo la comunicazione avvenuta dalla dirigenza della cartiera. E' stata una notizia gravissima fatta giungere ai lavoratosi senza prima avviare un tavolo di concertazione con le istituzioni locali e regionali -ha aggiunto Di Pangrazio – Pertanto, chiedo a D'Alfonso e Lolli di sensibilizzare il governo affinché la vertenza della cartiera Burgo possa essere affrontata immediatamente per scongiurare l'ennesimo grave colpo all'economia abruzzese e al sistema industriale della Marsica ”.

Non si è fatta attendere la reazione di Giovanni Lolli Vice Presidente Regionale con delega alle attività produttive con una nota dell'agenzia stampa dell'ente regionale:  “Si tratta di una notizia drammatica che colpisce una azienda simbolo di un territorio già duramente colpito da crisi industriali e dai licenziamenti. Si tratta – ha continuato il Vice Presidente Regionale – di oltre 200 lavoratori e vale la pena di ricordare che grazie a un durissimo accordo sindacale recentemente l'azienda aveva effettuato già un drastico ridimensionamento dei livelli occupazionali passando da 300 alle 220 unità attuali. I Sindacati hanno ulteriormente chiesto un tavolo nazionale per affrontare questa crisi e scongiurare un ennesimo colpo così grave all'economia e alla vita sociale della Marsica e dell'intero Abruzzo” ha concluso il Vice Presidente regionale Giovanni Lolli.

Quella marsicana è un'area industriale che ha cominciato da tempo lentamente a morire. Una dopo l'altra, le aziende che hanno rappresentato benessere, ricchezza e posti di lavoro per la Marsica hanno cominciato a chiudere o a tagliare i lavoratori e inevitabilmente si è cominciato a contare sul territorio saracinesche abbassate, attività chiuse e cartelli “affittasi” e “vendesi” come una triste resa della buona volontà e della speranza. Colpa della crisi, ma non solo, poiché con la Globalizzazione, aziende vitali hanno iniziato a chiudere e delocalizzare in luoghi vantaggiosi con altri costi e diversi profitti. Così, capisaldi del territorio, aziende nelle quali sono state impiegate generazioni di lavoratori e che hanno alimentato il circuito vitale della Marsica hanno mestamente chiuso i battenti. Ovviamente, sulla validità, nel medio e lungo periodo di certe scelte strategiche, si potrebbe disquisire a lungo. Ma, non è possibile fare delle chiacchiere, c'è bisogno di fatti per prendere di petto una situazione che rischia di precipitare.

Il valzer delle dichiarazioni, delle reazioni e delle controreazini è  già iniziato, ma, purtroppo, sembra  il solito ritornello che ormai si è già vissuto diverse volte negli ultimi anni in Abruzzo nei vari comparti industriali quando si parlava di smobilitazioni, cassintegrazioni, riduzioni di organico, chiusure. Ma, purtroppo, sappiamo  come è andata a finire il più delle volte. Gli oltre 200 lavoratori e le loro famiglie, non vogliono chiacchiere, ma risposte concrete per non finire in mezzo a una strada, per non dover vivere un dramma che penalizzerà irrimediabilmente il presente e soprattutto il futuro.

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

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