(ASI) Roma - La guerra del riso poteva essere evitata mesi fa: a novembre infatti i deputati del M5S avevano presentato una risoluzione in Commissione Agricoltura alla Camera per impegnare il Governo “ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie, e segnatamente al prossimo Consiglio europeo agricolo del 16 dicembre 2013, per attivare la clausola di salvaguardia prevista dai trattati a tutela del mercato italiano

del riso o, in alternativa, a valutare l’opportunità di introdurre un dazio proporzionato per l’importazione di un prodotto fondamentale per l’economia agroalimentare italiana”.

I produttori avevano dato l’allarme già otto mesi fa. Abbiamo prontamente posto la questione all’attenzione della Commissione Agricoltura per suonare la sveglia all’allora Ministro De Girolamo ma, purtroppo, non si è voluto affrontare l’argomento. Ora chiediamo di non perdere ulteriore tempo e di approvare nel più breve tempo possibile la nostra risoluzione in Commissione, così da dare un impegno immediato e chiaro al Ministro Martina per l’applicazione della cosiddetta clausola di salvaguardiadichiara il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S), primo firmatario della risoluzioneL’aiuto ai Paesi in via di sviluppo non può e non deve pregiudicare la nostra economia e il futuro dell’agroalimentare italiano. Le conseguenze di questa deriva sull’apparato produttivo nazionale, infatti, sono già in atto ed emergono chiaramente con la superficie coltivata a riso in Piemonte e Lombardia, passata dai 235mila ettari del 2012 ai 219mila del 2013: segno che molte aziende hanno ridotto l’investimento a favore di altre colture. E non mancano i danni anche per le aziende di trasformazione del riso, considerato che dal sud est asiatico il prodotto arriva spesso già pronto per essere venduto”.

A sancire i confini della “clausola di salvaguardia” è il sistema delle preferenze tariffarie generalizzate, nell’ambito della politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea, determinato nel regolamento 978/2012. Un sistema, realizzato negli anni ’70 e nel tempo aggiornato, che è una componente della politica commerciale che l’Ue intraprende con i Paesi in via di sviluppo. In sintesi, l’Unione europea accorda un accesso preferenziale al mercato interno ai prodotti provenienti da questi Paesi, ovvero a dazio ridotto o, addirittura, senza alcun tipo di dazio. Sono tre i tipi di preferenze tariffarie previste dal regolamento 978: un regime generale, un regime speciale, ed il regime EBA (Everything But Arms). Quest’ultimo regime speciale stabilisce che i dazi della tariffa doganale comune sono totalmente sospesi per tutti i prodotti definiti nell’allegato al regolamento, tra cui figura il riso. Ma lo stesso regolamento dispone anche che, qualora un prodotto originario di un paese beneficiario dei regimi preferenziali sia importato nella Ue in volumi e in prezzi tali da causare o rischiare di causare gravi difficoltà ai produttori comunitari di prodotti simili o direttamente concorrenti, i normali dazi possono essere ripristinati. “Una procedura lunga perché la Commissione europea deve avviare un’inchiestacommenta L’Abbate Una inchiesta che può essere aperta su domanda motivata di uno Stato Membro. E questo è proprio quello che dallo scorso novembre chiediamo al Ministero dell’Agricoltura. Abbiamo già perso troppo tempo a danno dei produttori e dell’economia italiana: possiamo discutere subito la nostra risoluzione che, approvandola, va incontro proprio alle esigenze del settore, richieste a gran voce in questi giorni di proteste. Se l’obiettivo è davvero comune, la maggioranza non avrà problemi a votarla favorevolmente, dando così una indicazione chiara al Ministro Maurizio Martina. Un ulteriore impegno lo chiediamo alle regioni interessate che – conclude L’Abbate  – nell’ambito della programmazione dei Fondi Strutturali 2014-2020, in scadenza nelle prossime settimane, devono prevedere nei PSR misure per salvaguardare il ricco e prestigioso comparto risicolo nazionale”.
Redazione Agenzia Stampa Italia

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