(ASI) Perugia. Per la prima volta nella sua storia, Perugia si scrolla di dosso il giogo bolscevico e affida il comune capoluogo ad Andrea Romizi (Forza Italia) che stravince il ballottaggio con il sindaco uscente Wladimiro Boccali (Pd).
La sconfitta della coalizione di sinistra ha i contorni di una desolante Waterloo: Boccali, che due settimane fa, aveva preso 39.582 voti, con il del 46,55 %, ieri ha perso circa 14.000 voti, raccogliendo solo 25.666 consensi con il 41,98 %, Romizi, al contrario, che prima aveva preso 22.575 voti (26,31 %) ha ottenuto 35.469 voti con uno straordinario 58,02 %. E’ la dimostrazione che Perugia, una città invasa da mendicanti e prostitute, gestita malissimo dal punto di vista amministrativo, non ce la faceva più a sopportare una gestione del potere fatta da clientelismo, presunzione ed arroganza.
Il crollo del Pd in Umbria, considerato che ha perso pure i comuni di Gubbio e Spoleto, è la dimostrazione - l’ennesima - che le scelte del partito, cominciando dalla presidente della Regione Catuscia Marini, sono state finora disastrose. E l’elettorato, a qualsiasi livello, ha ormai un rigetto. Un messaggio chiaro e significativo era venuto qualche mese, quando ci sono state le elezioni per il Rettore dell’Università degli Studi di Perugia: a “sostenere” Maurizio Oliviero sono scesi in campo, in tutte le manifestazioni pubbliche, sia il sindaco Boccali che il presidente della Regione Marini. Risultato? Ha stravinto, l’avversario di Oliviero, Franco Moriconi. Insomma non si tratta di generazioni, la gente, gli elettori, guardano, giudicano e votano le persone. Il successo in Italia del Pd alle Europee, non riguarda affatto il partito, è l’affermazione, personale, di Matteo Renzi. Non fosse altro per il fatto che l’alternativa era il pellegrinaggio a Lourdes. E’ un’idiozia che gli elettori vogliono i giovani, vogliono essere governati dai più capaci, che è tutta un’altra cosa. Ora il Pd umbro, che esce con le ossa rotte da questa tornata elettorale, spera, per risollevarsi, che ci sia un intervento diretto ed immediato di Matteo Renzi, per rottamare, prima che lo facciano definitivamente gli elettori, una classe politica manifestamente incapace, che, peraltro, e non a caso, lo ha sempre - tutte e due le volte quando era candidato alle primarie - tenacemente combattuto.
Giuseppe Mazza – Agenzia Stampa Italia