Sicuramente il caso più eclatante è stato quello che ha visto protagonista il Dott. Di Bella e il suo metodo, una terapia alternativa per il trattamento dei tumori che tra il 1997 e il 1998 creò una speranza ai malati di tumore che fin ad allora venivano sottoposti a supplizi inutile e spesso distruttivi tramite chemioterapia. Ma nel 1999 dal Ministero della Salute sancì la sostanziale "inattività", cioè l'inefficacia terapeutica. Decisone ferma del Ministero che lasciò comunque diverse perplessità nel modo in cui, il ministero stesso, portò avanti la sperimentazione. Perplessità aumentate da accuse di manomissione del protocollo da parte del Dott. Di Bella nei confronti del Ministero e da non pochi casi di malati che si “dichiaravano” guariti grazie al metodo del medico Catanese. Il caso sicuramente più importante fu quello di Barbara Bartorelli guarita completamente in pochi mesi Barbara inizia a stare meglio e, nel giro di poco tempo, il linfoma di Hodgkin è solo un lontano ricordo. Ma nonostante questo caso, ed altri casi “certificati”, il Ministero della Salute Italiano non ammette che il metodo Di Bella funziona, anzi i giudici, nonostante prove inconfutabili, condannano la Sig.ra Bartorelli a pagare le cure all’ASL di Bologna, ribaltando una sentenza del 2006 che ordinava all’ASL di pagare le cure della paziente. “«La gioia per essere guarita è devastata dall’amarezza per il nostro sistema burocratico e giudiziario.
Mi sono ammalata nel 2003 e mi sottoposi a quattro cicli di chemioterapia — racconta ai giornali la signora —. Fu tutto inutile, e non volevo rischiare con un trapianto. Così optai per la cura Di Bella…e grazie al metodo Di Bella sono guarita e le prove sono sotto gli occhi di tutti». Oggi a distanza di anni, iniziano ad arrivare aperture da parte del mondo scientifico nei confronti del metodo Di Bella anche perché gli studi di alcuni specialisti stanno arrivando ulteriori conferme della sua validità, ma questo ancora sembra non bastare al Governo Italiano.Caso sicuramente più recente è il caso “Stamina”, metodo che utilizza le cellule staminali mesenchimali e che porterebbe interessanti benefici e miglioramenti a chi affetto da malattie neurodegenerative. In un primo momento il metodo Stamina è stato completamente snobbato dall’opinione pubblica, dal mondo politico e da tutto ciò che gira intorno al mondo medico-farmaceutico. Il metodo viene, comunque inserito, tra le cure compassionevoli (La cura compassionevole, o uso compassionevole di un farmaco, è la possibilità di utilizzare, a fini terapeutici, medicinali o terapie per i quali non è ancora stata completata la fase di sperimentazione clinica.)e le infusioni vengono effettuate all’ospedale di Brescia.
Accedere alle infusioni è complicatissimo e difficile da ottenere in quanto il tutto deve passare da una macchinosa produzione di documenti e ricorsi da sottoporre ad un giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento ad accedere alle cure. La cosa è resa ancora più complicata dal fatto che l’ospedale di Brescia è in grado di accontentare solo un numero limitato di pazienti. Questo scatena le comprensibili proteste da parte dei malati che vedono nel metodo stamina una speranza per una vita dignitosa. Dalle prime infusioni effettuate su un numero limitato di bambini, arrivano notizie positive, piccoli miglioramenti che lasciano ben sperare, le proteste per poter accedere alle cure aumentano, i risultati sono sempre più confortanti, le televisioni si inizia a parlare di stamina in modo positivo, anche grazie ad alcune dichiarazioni caute ma confortanti di specialisti del calibro di Villanova e Bach, e a questo punto succede l’inevitabile, gli accessi alle cure diventano impossibili, continui blocchi delle infusioni, guerra mediatica, interventi continui e pressioni da parte dell’AIFA, dichiarazioni pessimistiche ma allo stesso tempo più volte contradicenti da parte del Ministero e per i malati diventa un miraggio il potersi curare. in piazza Montecitorio intanto si crea un presidio ad oltranza che vede protagonisti due fratelli di Lipari (i Fratelli Biviano) ed alcuni malati e volontari che dal 23 luglio “vivono” in piazza per chiedere al Governo la libertà di cura e quindi di accedere al metodo stamina per tutti i malati, i comitati pro stamina iniziano una serie di manifestazioni alcune delle quali vedono protagonisti i genitori dei bambini che si stanno sottoponendo ad infusione che, con cartelle cliniche alla mano, tentano, invano, di far valere le proprie ragioni, ovvero quelle di chi ha visto con i propri occhi i miglioramenti e quindi l’efficacia del metodo.
I dati positivi prodotti dai genitori non hanno riscontro presso il ministero, anzi, inizia una vera e propria “guerra a stamina”. Giornali che fin a quel momento avevano snobbato stamina, ora dedicano pagine intere contro stamina, spuntano a raffica persone che indicano il prof. Vannoni come un truffatore, in particolare due casi un uomo e una bambina, il primo che vede in Vannoni colui che lo ha truffato facendogli sborsare decine di migliaia di euro, anche se poi si contraddirà più volte sulle cifre fino ad arrivare al punto che non aveva sborsato nulla, e che aveva causato una crisi epilettica; il secondo caso della bambina i cui genitori accusano Vannoni su televisioni e giornali, ma che pochi mesi prima avevano girato un video in cui mostravano invece i miglioramenti della propria figlia (diranno poi che era stato Vannoni a costringerli). Tutto questo provoca un enorme caos che vede Vannoni coinvolto in più casi giudiziari nonostante i malati continuino a chiedere di esaminare le cartelle cliniche che testano i miglioramenti.
Il tutto condito da dichiarazioni discordanti degli esponenti del Ministero e del Governo (caso eclatante il faccia a faccia tra Vannoni e la Senatrice Binetti che messa in difficoltà dall’evidenza dei fatti prova inutilmente e in modo che lascia serie perplessità ad arrabattare giustificazioni all’ostruzionismo delle istituzioni contro il metodo stamina) compreso il Ministro della Salute, da attacchi di alcuni specialisti la cui ferocia è inaudita e in alcuni casi anche sospetta, di trasmissioni televisione senza possibilità di contraddittorio, di improvvisi scioperi e riscoperta di rinnovata coscienza da parte dei medici che praticavano le infusioni, una commissione scientifica che valuta negativamente il metodo ma che è chiaramente pro AIFA (e questo lo decreta anche il TAR del Lazio annullando la sua costituzione e le sue deduzioni scientifiche sul metodo). Ultimo atto l’altalena ridicola sulla presenza del Dott. Ferrari tra i componenti della nuova commissione scientifica di valutazione, prima inserito e poi eliminato (con duri attacchi da parte dei “feroci specialisti” succitati) poi reinserito nuovamente, tutto perché dichiaratosi non pro stamina, ma semplicemente imparziale ed intenzionato a vederci chiaro.
Ed intanto? Intanto come nel caso Di bella a pagare sono i malati. Malati che vedono il loro corpo deformarsi e spegnersi giorno dopo giorno, che vedono le più normali attività del quotidiano diventare impossibili da svolgere, che vedono un futuro di sofferenze e, in molti casi, una morte certa e prematura. Questo destino attende questi malati che chiedono solo di poter provare, provare qualcosa che cartelle cliniche di alcuni bambini sottoposti ad infusione, dicono che ha degli effetti positivi. Persone che non hanno alternative, in quanto un alternativa di cura non esiste, che chiedono solo di dare loro la possibilità di esercitare il diritto inviolabile di potersi curare con il metodo che preferisco. E intanto muoiono, negli ultimi mesi sono morti due adulti e 6 bambini, tutti in attesa di poter avere quella sentenza e quell’accesso alle cure. E lo Stato si oppone perché questo metodo a loro avviso non funziona? Che a loro avviso fa addirittura male? E se anche fosse? Se anche Stamina facesse male, se Stamina non funzionasse… quale alternativa valida lo Stato propone a questi malati? La risposta è semplice…propone il nulla, propone la sofferenza certa, propone la morte prematura inevitabile. E Allora se Stamina non funziona che accadrebbe di così grave?
Che i malati morirebbero con la consapevolezza di aver lottato e provato fino all’ultimo a rimanere attaccati alla vita invece di lasciarsi andare all’oblio della depressioni in attesa della fine, augurandosi che sia veloce e indolore. Credo che questo sia qualcosa che nessuno può negare loro e questo i politici lo sanno, ma cinicamente lo negano, perché un malato vale tanto e un uomo sano no! Perché le case farmaceutiche e le industrie produtrici di strumenti per invalidi perderebbero “incassi” facili e sicuri e la politica perderebbe il loro importante e fondamentale appoggio, perché assurde associazioni ampiamente politicizzate e pro morte possono continuare le loro incomprensibili battaglie contro la vita! Ecco cosa accadrebbe! Perché in questo paese il potere e il Dio denaro contano più della vita delle persone o forse perché i malati sono un numero così basso da non poter creare il dissenso politico ed intaccare le poltrone dorate, perché fondamentalmente, malati o non malati, per i nostri governanti siamo solo ed esclusivamente numeri su una scheda elettorale… E intanto i malati muoiono…e a nessuno interessa!