(ASI) L'Inpdap è solo una delle cause che hanno messo a rischio l'erogazione di circa 21 milioni di pensioni. Qualcosa di grave è accaduto nella gestione dell'ente pensionistico più grande e potente di Europa.
I pensionati con oltre 24 mila euro all'anno rappresentano lo 0,04%, 291 i pensionati che ricevono più di 24 mila euro al mese, per una spesa totale di 291 milioni. 540 quelli che ricevono più di 20 mila euro al mese. Il 47% dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese e 541 mila cittadini percepiscono la pensione sociale non avendo mai versato un contributo o non tali da permettere una pensione, per una spesa pari a circa 3 milioni di euro all'anno. Non sono certo queste pensioni ad aver compromesso il bilancio dell'Inps, considerato che tutti, tranne 541 mila cittadini, hanno regolarmente versato i contributi previdenziali. L'Inpdap nasce nel 1995 con il premier Dini, prima lo Stato si limitava a mettere a libro paga chi assumeva.
Dini aveva previsto uno stanziamento di 8 miliardi l’anno per pagare i suoi ex dipendenti, nel 2008 lo stanziamento diventa anticipo e il credito dell’Inpdap diventa debito. Oggi a fronte di 21 milioni di trattamenti pensionistici abbiamo 20 milioni di contribuenti, impossibile pareggiare le uscite con le entrate. Inoltre ci sono anche i crediti che non sono ancora stati riscossi da aziende o enti pubblici, 25 miliardi. Lo Stato non ha pagato se stesso. L’ente nel 2012 ha riscosso 271,5 miliardi e ne ha pagati 378,2. Colpa di Mastrapasqua? Dei lavoratori autonomi? E chi doveva vigilare, ha dormito? Oggi un cittadino paga il 50% in più di contributi per andare in pensione; per aiutare lo Stato a pagare i debiti che lo stesso ha creato percepirà il 20% in meno. «I libri contabili degli ultimi 20 anni degli enti pensionistici ma anche della Ragioneria dello Stato andrebbero dati alla guardia di Finanza - tuona il presidente Paccagnella -, qui si intuisce una distrazione di denaro pubblico oltre che conflitto di interesse, truffa allo Stato e gestione clientelare». Federcontribuenti propone di ricalcolare le pensioni contributive dei soli dipendenti statali, dove si annidano le pensioni più elevate di magistrati, super burocrati, alti gradi militari e membri di authority, e poco importa se l'Inpdap è stata istituita solo nel 1995.
Un dubbio resta, chi eroga le pensioni dei parlamentari? Le cosiddette ''pensioni d'oro'' si differenziano tra lavoratori che nella loro vita hanno lavorato e guadagnato di più e quindi versato di più in contributi e tra le pensioni politiche o dei manager pubblici.
Come si calcola la pensione dei parlamentari? I deputati sono assoggettati d'ufficio al versamento di un contributo pari all'8,80% dell'indennità parlamentare lorda. Un deputato o senatore versa quindi circa 1.000 euro al mese per 5 anni per una mega pensione, rispetto ai 4 mila euro annui di un artigiano pagati per almeno 35 anni. Lo stesso Regolamento prevede infine la sospensione del pagamento della pensione qualora il deputato sia rieletto al Parlamento nazionale, sia eletto al Parlamento europeo o ad un Consiglio regionale, ovvero sia nominato componente del Governo nazionale, assessore regionale o titolare di incarico istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevede l'incompatibilità con il mandato parlamentare.
Un artigiano o un commerciante versano queste aliquote con il nuovo sistema contributivo:
2013-21,75%; 2014-22,2%; 2015-22,65%; 2016-23,1%; 2017-23,55%; 2018-24%
I parlamentari l' 8,80%.