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A Bolzano il primo carcere privato

(ASI) L’affollamento delle carceri rimane in Italia una delle principali emergenze sociali cui due sembrano essere le possibili soluzioni: o un provvedimento svuota carceri, misura già adottata in passato con risultati non destinati a durare a lungo, oppure la costruzione di nuovi istituti penitenziari, difficile da realizzare a causa dei deficitari conti pubblici; tanto che in più di una occasione si è pensato di affidare la costruzione di nuove case circondariali ai privati.

Dopo tante parole i fatti: a Bolzano un privato si assumerà l’onere di realizzare un nuovo carcere che vedrà la luce entro due anni; in un primo momento lo Stato non avrà costi di gestione, contribuirà solo in piccola parte alla realizzazione, ma gestirà tutto l’aspetto legato alla sicurezza.

In Alto Adige hanno deciso di fare da apripista a questo progetto poiché l’attuale carcere è stato costruito alla fine dell’1800 e pur avendo una capienza di 90 posti attualmente ospita più di 120 detenuti.

La struttura in cifre

Il progetto prevede una struttura capace di ospitare 200 detenuti, visti gli standard medi delle carceri italiani facile che poi ne vengano stipati circa 300, con un centinaio di operatori della polizia penitenziaria. Al bando pubblicato dalla Provincia hanno deciso di candidarsi sei differenti soggetti, a breve l’Ente farà la sua scelta ed il privato potrà iniziare la realizzazione di questa opera i cui costi di realizzazione sono stati stimati in 63 milioni, più gli oltre 15 necessari per risarcire i proprietari dei terreni confiscati per avere a disposizione l’aera. Come anticipato poco sopra lo Stato contribuirà in piccola parte alla costruzione della struttura e 20 anni dopo la sua ultimazione, conti alla mano quindi nel 2036, ne diverrà proprietario a tutti gli effetti passando sotto l’egida del ministero della Giustizia.

Il nuovo istituto, in base alle intenzioni dei promotori, sarà una struttura “adeguata, vivibile, con spazi di socialità, di formazione e lavoro che garantiscano la dignità della persona e facilitino il suo reinserimento” nella società civile.

 

La base normativa

Il caso altoatesino potrebbe fare da apripista ad altri progetti simili in Italia grazie ad una norma ad hoc contenuta nel decreto Salva Italia del governo Monti che all’articolo 43 prevede appositamente la possibilità di utilizzare il finanziamento privato per quanto attiene all’edilizia carceraria; questo però a condizione che la parte sborsata dallo Stato non ecceda il 50% dell’investimento, e che le fondazioni concorrano almeno per il 20%. Il decreto specifica inoltre che al privato va riconosciuta “una tariffa per la gestione dell’infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia”, che il concessionario incasserà dopo aver messo in funzione la struttura. E sempre al privato spetta “l’esclusivo rischio” e “l’alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell’opera”, come specifica ancora il decreto, che fissa la durata della concessione in misura “non superiore a venti anni”. In pratica quindi il privata paga per costruire ma per i successivi 20 anni si fa rimborsare dallo Stato, anche se sotto forma di spese di gestione della struttura.

Il privato inoltre si occuperà della manutenzione ordinaria e straordinaria, la gestione delle utenze, il servizio mensa dei detenuti e il bar interno del personale, i servizi lavanderia e pulizia. Gestirà anche le attività sportive, formative e ricreative.

Polemiche a 5 stelle

Una ghiotta occasione per i privati per fare affari d’oro. Questa la visione del movimento grillo sulla vicenda. Secondo la denuncia fatta dall’M5S sul proprio sito il terreno scelto per la costruzione dell’impianto è stato acquistato da due società, il Gruppo Podini e l’impresa Rauch, con un preliminare di vendita da 255 euro al mq nel 2008 e un contratto definitivo del 2011 nel quale il prezzo di vendita è schizzato a oltre 10mila euro al mq. Poiché la Provincia per espropriare il terreno ha sborsato 15milioni ed 800mila euro secondo i penta stellati il “guadagno speculativo della società che fa capo a Podini e Rauch ammonta a 5 milioni di euro”, con una rivalutazione del 50% in un anno.

Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia





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