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Referendum accordo Fiat. Lavoratori sospesi fra speranza, rabbia e paura.

(ASI) La vicenda Fiat e il responso del referendum del 13 e 14 gennaio 2011, dove i lavoratori sono chiamati ad esprimersi se accettare o meno la proposta dell'Amministratore Delegato Marchionne, diventa un momento molto importante della politica italiana.

Infatti, se l’esito della consultazione dovesse essere contrario al piano proposto da Marchionne,  c’è la drastica possibilità di vedere spostati dall’Italia al Canada gli investimenti della Fiat. Per cui siamo di fronte a dinamiche economico-sociali, molto complesse i cui risvolti in campo degli investimenti e occupazionali,  fanno stare col fiato sospeso non solo le maestranze dell’azienda torinese, ma tutti gli italiani.                                                                    

Mentre Fim, Fismic, Uilm e Ugl  sono a favore d’accordo con il piano industriale e finanziario proposto dalla Fiat. La Fiom e Cgil sono contrari. Adesso, l’attenzione viene focalizzata sulle volontà espresse dai circa 5600 lavoratori che saranno chiamati ad esprimersi sull’accordo siglato a dicembre 2010. Le diverse nette posizioni hanno  dato vita ad un dibattito nazionale. Un agone politico dove è intervenuto  pure il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che rompendo gli indugi e perdendo ogni equilibrio istituzionale ha di fatto espresso il parere dell’esecutivo sulla questione Fiat. Berlusconi , è intervenuto da Berlino, l’ha fatto schierandosi apertamente dalla parte di Marchionne facendo la  seguente dichiarazione:
“Senza accordo le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi negli altri paesi. Riteniamo positivo lo sviluppo che sta prendendo la vicenda con la possibilità di un accordo tra le forze sindacali e l'azienda - aggiunge -. La direzione è quella di una maggiore flessibilità del lavoro".                         
Una scelta di campo che ha innescato molte reazioni e tante polemiche, vi proponiamo alcuni interventi.

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, giudica "vergognose le parole del premier" secondo cui è comprensibile che Fiat lasci l'Italia se l'accordo non passerà.

Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso  ha voluto rispondere alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale, in caso di vittoria dei no al referendum di Mirafiori, la FIAT, farebbe bene a lasciare l'Italia. “Io non conosco – ha detto Camusso - un Presidente del Consiglio, di nessun paese, che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale”. ”E mi piacerebbe – ha aggiunto Camusso - che non solo noi, ma anche il mondo delle imprese e della politica, dica che se questa è la sua idea del Paese è meglio che se ne vada".
Nel criticare l'azione di governo Camusso ha poi puntato il dito contro il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che “ci spiega come il governo non ha compiti se non uno: per l'ennesima volta cambiare la Costituzione, cambiare l'articolo 41”. Esiste un punto, ha concluso Camusso, fondamentale per il sindacato “noi abbiamo sempre avuto una bussola: non si può mai mettere in discussione la dignità delle persone, ma lo stesso deve valere anche per la dignità del Paese”.

Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl: "Con l'auspicata vittoria dei sì, segnerà una fase di svolta e di rilancio produttivo e occupazionale non solo per Torino ma anche per l'intero Paese". "Si darà il via - afferma il sindacalista - all'intero progetto 'Fabbrica Italia' con investimenti annunciati di 20 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, il raddoppio della produzione di auto, l'attivazione di nuovi modelli, la certezza della occupazione ai lavoratori diretti e dell'indotto.

   Bombassei (vicepresidente di Confindustria): " Marchionne con la newco 'non sta infrangendo alcun diritto. Le richieste sono lecite e in linea con quanto accade all'estero. Marchionne, che deve rispondere alle sfide del mercato e agli investitori, chiede solo condizioni per poter competere ad armi pari, utilizzando al massimo gli impianti. Il contratto nazionale di lavoro è fatto dalla Confindustria, mentre le deroghe "servono per dare competitività a un caso specifico, ad un settore - precisa il - ma il quadro globale va ovviamente salvaguardato". In ogni caso, secondo BombasseiNessun maggior stress per i lavoratori". Sul referendum, infine, l'auspicio di Bombassei è che alla fine prevalga il buon senso.

 -Fassina ( Pd): “Berlusconi e Governo irresponsabili Vogliamo un audizione parlamentare di Marchionne per conoscere le linee guida del piano industriale di Fabbrica Italia.
Dall’inizio, si sono lavati le mani, invece di svolgere quella funzione di mediazione alta tra interessi economici e sociali diversi che un governo dovrebbe svolgere. Siamo l'unico paese al mondo che non ha messo in campo un'idea di politica industriale per affrontare la crisi, l'unico Paese al mondo che asseconda scelte negative come il minacciato abbandono dell'Italia da parte di Fiat. Il Governo Berlusconi e, in particolare il Ministro Sacconi, avrebbero dovuto e potuto tentare di portare il confronto in atto in Fiat su un terreno costruttivo. Invece, hanno giocato allo sfascio sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. In tale contesto, in assenza di un Governo adeguato, ribadiamo la richiesta di audizione parlamentare del dottor Marchionne per conoscere le linee guida del piano industriale di Fabbrica Italia.

- Il Movimento Nazional Popolare esprime solidarietà agli operai in lotta in difesa della loro dignità. Le parole di Berlusconi favorevoli alle minacce di Marchionne sulla possibilità della FIAT di lasciare l'Italia, mostrano a chiare lettere quanto il cavaliere di Arcore abbia in considerazione gli interessi del paese. Berlusconi, Dopo la suddditanza agli Stati Uniti che è costata all'Italia la partecipazione a due guerre criminali, adesso mostra la sua connivenza con le scelte antioperaie e antiitaliane dell'A.M. della FIAT. Il Movimento Nazional Popolare nello stigmatizare l'atteggiamento irresponsabile di Berlusconi e l'arroganza di Marchionne, ribadisce la sua solidarietà agli operai in lotta per la loro dignità e i loro diritti. Se Marchionne, nel caso della vittoria del No al referendum operaio, dovesse veramente portare la Fiat fuori dall'Italia, il Movimento Nazional Popolare insieme alle forze antagoniste nazionali avvierà contro di essa una campagna di boicottaggio totale

.- Commento: La presa di posizione del presidente del consiglio italiano a favore di chi “minaccia” se non verrà accolto il suo piano di spostare gli investimenti altrove dalla sua sede originale e legale,  è stata la palese dimostrazione dell' asservimento dei governi occidentali alle logiche disumane del turbo-capitalismo. E’ chiaro che la Fiat, dopo la morte nel volgere di pochi anni, di tutti i massimi esponenti della Famiglia Agnelli e l’insediamento al vertice dell'Azienda della famiglia Elkan, l'industria torinese è passata dall’essere una multinazionale italiana ad un’impresa globale senza identità. Per cui, i processi di produzione non sono più fissi, ma sono collocati nelle nazioni in cui i costi sono inferiori e i profitti maggiori. Questo avviene soprattutto perchè gli stati nazionali sono ridotti all’impotenza e non possono nulla contro le insane leggi economiche del mercato globale. Tutto va a discapito dell’occupazione interna, dei diritti dei lavoratori e a favore di quella finanza "creativa"e di nuovi strumenti temporali per regolare i singoli contratti di lavoro collettivi delle  aziende. Perdono forza, autonomia i contratti nazionali, i sindacati e la civiltà del diritto e del lavoro. Una cosa è certa l’economia deve essere di supporto all’umanità e non lo strumento egoistico, in mano a pochi privilegiati a discapito di molti. Senza la garanzia del lavoro non esiste la giustizia e la pace sociale.

 

 

 

 
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