Sbaglio o i dirigenti dovrebbero essere giudicati per i risultati? Visti quelli della nuova gestione, in qualsiasi azienda del mondo i proprietari lo avrebbero licenziato in tronco. Ghirlanda dunque scopre l’acqua calda. Sono mesi che parliamo di esuberi, della necessità che i sindacati, invece di girare la testa dall’altra parte per disturbare gli amministratori e non richiamarli alle loro responsabilità, impongano un accordo quadro che garantisca gli attuali posti di lavoro e i diritti acquisiti in termini contrattuali, anche in presenza di nuove società, di nuovi soci e di nuovi proprietari.
Il documento firmato qualche settimane fa, dopo la nostra sollecitazione pubblica, non rappresenta un impegno vincolante per gli acquirenti. E la storia degli esuberi è purtroppo una ipotesi vera che sta sopra il tavolo dei soci da più di un anno. Una brutta storia che qualcuno intenderebbe risolvere o con uscite premature dal lavoro verso il pensionamento (quelle che hanno creato, con le nuove regole migliaia di esodati) o con una revisione, al ribasso, degli stipendi (anche attraverso una riassunzione di tutto o parte del personale ai minimi contrattuali) o con entrambe le opzioni in campo. Speriamo che siano solo voci incontrollate e ipotesi che nessuno prenderà in seria considerazione. Speriamo che i diritti dei lavoratori vengano salvaguardati. In ogni caso noi ci batteremo al loro fianco, perché nessuno scarichi sui dipendenti le responsabilità di una classe dirigente che ha fatto fallimento.