Già a giugno il Presidente americano Barack Obama aveva tracciato una linea nella sabbia rivolta a Karzai, per la quale un mancato accordo bilaterale entro il 31 ottobre avrebbe messo in discussione la presenza americana nel lungo periodo.
Il Congresso, che paga la crisi dello Shutdown del 30 settembre, ha anch'esso espresso le proprie criticità sull'utilità dell'ingente spesa militare afghana nel bilancio americano, in questa congiuntura storica con i fuochi di guerra accesi in Medio Oriente.
L'impegno militare della NATO e lo stanziamento delle truppe ISAF in Afghanistan termineranno a fine 2014, e la missione diplomatica di John Kerry è stata siglare un accordo di sicurezza condiviso con Karzai per il mantenimento delle truppe americane oltre quel termine.
La pazienza di Kerry sembra giunta al limite secondo i media americani, tanto è vero che lo staff del governo ha parlato di un aut aut: o verrà trovato un accordo entro il 31 ottobre o l'impegno terminerà.
L'accordo bilaterale, denominato BSA, prevede che, dopo che i 52mila soldati americani avranno concluso la missione con termine 2014, un'enclave di 5mila-10mila militari resti in loco per addestrare le forze di polizia del governo di Karzai.
L'accordo è stato messo in discussione da parte di Karzai per una violazione di sovranità additata ai militari americani, che nelle scorse settimane hanno catturato un talebano pakistano, Latif Mehsud, già in trattativa con Karzai, per intavolare colloqui di pace indipendenti.
Il Pakistan, subito dopo, ha inoltre trattenuto agli arresti domiciliari Abdul Ghani Baradar, un alto funzionario talebano afghano, nonostante Karzai ne avesse trattato la liberazione in vista di un suo ruolo di interlocutore ai colloqui di pace.
I sospetti di Karzai si sono così rivolti verso gli Stati Uniti, che pubblicamente si erano mostrati contrari alla liberazione di Baradar per paura di atti di ritorsione verso le truppe americane in Afghanistan.
La CIA e il Dipartimento della Difesa americana hanno preferito mantenere il silenzio a riguardo.
Inoltre Kerry e Karzai hanno preso posizioni inconciliabili sulla questione della giurisdizione dei crimini commessi dalle forze USA in Afghanistan.
L'impasse del conflitto di legge, che ognuno dei due Presidenti vorrebbe risolto nel proprio ordinamento, non è stata superata nella tre giorni.
I finanziamenti previsti dal BSA dopo il 2014 prevedono un investimento della Comunità internazionale di 4 miliardi di dollari l'anno in aiuti economici e di sviluppo.
Inoltre la Germania e l'Italia, alleati degli Stati Uniti nella missione militare in Afghanistan, si sono rese disponibili a mantenere forze di occupazione rispettivamente a nord e ad occidente dopo il 2014 per collaborare con l'ambasciata americana nelle trattative diplomatiche.
Ma fino a quando la Loya Jirga afghana, il consiglio degli anziani delle tribù, non si esprimerà a riguardo, in particolare sulla spinosa questione della giurisdizione militare, le trattative BSA sono insabbiate.
Il consiglio è composto di un migliaio di capi, e i tempi organizzativi previsti da Karzai per l'assemblea sforano di già il termine americano del 31 ottobre.
Di norma la Loya Jirga approva l'operato del Presidente, dunque gli Stati Uniti si sono mostrati ottimisti sull'esito delle votazioni.
E per lo stesso motivo il Mullah Omar, guida della resistenza talebana afghana dal 2001, ha tuonato il 14 ottobre contro la possibilità di prolungamento della missione americana: « Coloro i quali firmeranno questo patto non potranno essere definiti una Loya Jirga rappresentativa del Paese. Le loro decisioni non sono accettabili. (..) Gli invasori devono sapere che la loro presenza in poche basi non sarà mai accettata. La jihad armata contro gli invasori proseguira' anzi con impeto persino maggiore ».
Riguardo le elezioni governative previste per il prossimo anno sotto il monitoraggio degli Stati Uniti, il Mullah Omar ha indicato la via del boicottaggio: «I voti delle persone non hanno valore nelle elezioni, né parteciparvi porterà benefici. Perciò l'Emirato islamico respinge queste elezioni e invita la popolazione a non prendervi parte».
Maria Giovanna Lanotte- Agenzia Stampa Italia