(ASI) Superare gli attuali schemi politici per creare una società più solidale. E' il messaggio dominante e filo conduttore che traspare dalle parole di Oscar Monaco, responsabile Lavoro e Stato Sociale del Prc Perugia.
Prospettive, quelle espresse dal giovane politico, che ribollono tra la società civile sfaldata, da una parte, dalle gravose ricette economiche imposte dall'Ue e delusa, d'altro lato, dalla rinnovata classe dirigente, baluardo liftato di vecchie e ben note ideologie.
Ed è proprio attraverso l'impegno quotidiano rivolto ai reali problemi della popolazione che il limpido quadro offerto da Monaco si sviluppa e prende forma.
-Austerità, spread, debito pubblico: tutti sinonimi delle politiche economiche neoclassiche targate Ue: cosa pensi riguardo i Trattati europei e della permanenza italiana nell'euro?
L’Europa è il più raffinato marchingegno istituzionale di cui il Capitale si sia mai dotato in un contesto democratico; il parlamento europeo è un feticcio, essendo l’unica assemblea parlamentare al mondo che non può legiferare mentre chi esercita veramente il potere è un organismo a-democratico come la Commissione Europea che agisce per conto della Banca Centrale Europea. In pratica siamo governati da una banca, di conseguenza l’Euro non è uno strumento per favorire gli investimenti pubblici come dovrebbe essere per ogni normale moneta, bensì una valuta straniera imposta in particolare ai paesi del sud Europa con un cambio rigido. Per farla breve, in termini macroeconomici esistono due elementi “flessibili”, la moneta ed il lavoro; indovinate un po’ dove si scarica il peso della crisi se uno dei due elementi è “rigido”?
La risposta alla domanda sarebbe semplice se l’Italia, prima dell’adozione dell’Euro, fosse stato un paese a con sovranità monetaria, ma molti dimenticano che risale al 1981 il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro. Di sicuro il terrorismo profuso dai media a reti unificate sull’inferno che ci aspetterebbe in caso di uscita dall’euro è incomprensibile; l’inferno è già qui.
-In questo clima di 'rinnovamento' cosa pensi della caccia alle streghe contro la politica degli sprechi: uno spot pubblicitario o una reale soluzione?
È più o meno come mettere le luci di natale in una città colpita da un bombardamento termonucleare; tanto carine, per carità, ma le gente continuerebbe a morire. La sproporzione tra i cosiddetti costi della politica e, ad esempio, gli interessi che il nostro Paese paga solo come interessi sul debito alle banche europee fa impallidire.
Senza togliere il fatto che con la scusa della lotta agli sprechi si tagli la democrazia: sarà normale lasciare stipendi faraonici a deputati e consiglieri regionali e dimezzarne il numero? Noi siamo per tutelare il diritto di ognuno ad esprimersi; si dimezzino gli stipendi, non le rappresentanze del popolo!
-Dopo Monti e l'esito elettorale, come vedi l'attuale governo Letta? la classe dirigente di sinistra ti pare adeguata a portare soluzioni reali di fronte a questa crisi sia economica che di valori?
Letta è in perfetta continuità con Monti e con Berlusconi (al punto che ci governa insieme) e lungi dall’essere la soluzione, questa grande coalizione politica è il problema dell’Italia. Lasciamo perdere il folklore del teatrino politico in cui qualcuno fa finta di litigare con qualcun altro, questi criminali sono uniti e determinati ai limiti della follia nel perseguire le stesse politiche che fin qui hanno praticato, ossia spostare ricchezze incalcolabili dall’economia reale alla speculazione finanziaria. Abbassare i salari, le pensioni, aumentare l’età pensionabile e desertificare le attività produttive; questa crisi economica non è una carestia, non siamo di fronte ad una scarsità di ricchezza, ciò che stanno facendo è letteralmente rubarci il frutto del nostro lavoro e trasferirlo alla finanza speculativa.
-Invece di Grillo, i suoi guru e l'intero Movimento?
Grillo è il sogno erotico della peggiore politica italiana, il frutto più maturo di 30 anni di Bagaglino e Striscia la notizia; completamente organico ai disegni di privatizzazione di ciò che rimane di servizio pubblico ed universale nel nostro Paese. Basta leggere il suo programma, statalizzare gli asset strategici e mettere sul mercato i terminali, insomma la solita vecchia ricetta del “socialismo per ricchi”, al secolo neoliberismo, di privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite. Inoltre svolge un ruolo essenziale per il Potere, quello di valvola di sfogo del malessere popolare; cosa c’è di meglio per il Potere, quando la crisi morde di disporre di una simile arma di distrazione di massa?
Ogni qual volta si parla di “democrazia diretta” bisognerebbe domandarsi: diretta da chi?
-Passando ad un tema ancora più attuale, come si"incastra" in questo contesto l'esito del referendum di Bologna?
Bologna dimostra innanzitutto che c’è un popolo che ancora si batte per i propri diritti e che è maggioranza nella società reale, qui tra astensione e leggi elettorali fatte ad hoc si dimentica spesso che chi siede nelle assemblee elettive rappresenta solo una minoranza della società. Ovviamente Bologna segna l’inizio di un percorso che ha bisogno per proseguire di sperimentare nuove forme di comunicazione e di organizzazione, che rimettano insieme una comunità solidale; non c’è nulla di più falso dell’idea che all’aumentare della crisi corrisponda automaticamente una ribellione, la spinta per migliorare le proprie condizioni materiali viene dall’avere una prospettiva, questo è il tema che parte da Bologna.
L’ultima tornata elettorale ci racconta di un aumento dell’astensione e di un crollo generalizzato tanto della coalizione di governo quanto del M5S, nessuno dice che l’unico elemento in crescita (con consensi che in media si aggirano tra l’8 e il 10%) sono i progetti unitari a sinistra, al di là delle loro collocazioni elettorali, come dimostra lo studio dell’Istituto Cattaneo.
-Invece uno ancora più vicino; cosa rappresenta per il Prc l'esito delle amministrative a Corciano?
A Corciano la vittoria del centrosinistra è stata schiacciante, questo non ci deve far adagiare sugli allori, ma dare la consapevolezza che parlare del Comune come argine di resistenza alla crisi ci consegna per il futuro una responsabilità maggiore.
Rifondazione Comunista ha ottenuto un risultato straordinario, il 9%, che ci racconta come la risposta alla crisi della politica sia la buona politica, quella fatta di proposte concrete per chi paga la crisi tutti i giorni.
Alessandro Bulletti - Agenzia Stampa Italia