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Il ritorno dell’emigrazione italiana

(ASI) Probabilmente sarà felice Ursula von der Leyen, il Ministro del Lavoro tedesco, potendo osservare, nel Suo Paese, tutta questa nuova e fresca immigrazione. Sarà compiaciuta, perché si tratta, a Suo avviso, di una “immigrazione di elevato livello”, composta di persone in possesso di titolo di studio elevato, in grado di svecchiare la popolazione tedesca non solo in termini di età, ma anche a livello di creatività. A parte il problema dell’identità, delle difficoltà di integrazione e delle possibili ghettizzazioni, probabilmente la sua Weltanschauung non fa una piega. Certa è invece un’altra cosa. Nei giornali italiani, la notizia riportata in data 08 maggio, è reperibile nelle ultime pagine. Forse i politici nostrani, nonché gli amministratori, non se ne rendono conto, ma si tratta di una vera e propria tragedia. Le cifre diffuse dall’Istituto di Statistica parlano molto chiaramente. Oltre un milione di persone è partito dall’Italia per approdare in Germania lo scorso anno, con un aumento del 40% negli ultimi anni. 42.167 cittadini italiani si sono trasferiti nel Paese di Angela Merkel nel 2012, contro i 30.154 del 2011. Un vero e proprio esodo, dovuto alla totale mancanza di prospettive nel nostro Paese, silenzioso ma costante. Tutt’altro che un “colpo di fortuna”, come lo ha definito il Ministro del Lavoro Tedesco, ma una vera catastrofe. Certamente, questo non è un esodo incoraggiato come quello degli inizi del 1900, quando Giolitti, per saldare il bilancio dello Stato con le rimesse degli emigranti, pagava il biglietto della nave e il passaporto ai poveracci che si avventuravano a cercar fortuna nel nuovo mondo. Un’infamia imperdonabile, per un personaggio che ancor oggi gode di grande fama in ambito storiografico. E sebbene non vi sia una “spinta governativa”, quest’emigrazione è il frutto di un disastro che ha portato il nostro Paese nel baratro, spingendo migliaia di nostri connazionali a fuggire dalla povertà e della mancanza di prospettive. Un incremento del 40% non è un dato che possa passare in sordina, e nemmeno da ventesima pagina da quotidiano nazionale (vedansi Corriere della Sera e Repubblica).

Inoltre, i dati forniti dall’Istituto di Statistica, smentiscono completamente il rapporto presentato durante l’audizione dell’ottobre 2012 da Susanne Höhn, direttrice del Goethe Institut in Italia. Presentato al Comitato per le Questioni degli italiani all’Estero del Senato (*), il rapporto essenzialmente ha trattato il funzionamento dei finanziamenti dell’Istituto di lingua e cultura tedesca in Italia e nel mondo. La dott.ssa Höhn, interpellata circa i possibili motivi dell’incremento del 18% negli ultimi due anni delle iscrizioni ai corsi di lingua tedesca in città come Torino, Milano, Roma e Palermo, ha parlato di crescente interesse per la Germania, smentendo decisamente l’idea di un nuovo fenomeno migratorio dall’Italia verso il paese teutonico.  Secondo la direttrice del Goethe Institut, si trattava difatti di un semplice “incremento della mobilità di lavoro all’interno dell’Unione Europea”. E lo stesso Thilo Will, direttore dei corsi di lingua, ha ribadito in seguito la sua sensazione di “non essere in presenza di un nuovo fenomeno migratorio dall’Italia verso la Germania”. E sebbene gli interventi dei Senatori Micheloni (Pd) e Fantetti (Pdl) avessero dichiarato che i trasferimenti di residenza fossero (e siano) in aumento, i direttori del Goethe hanno ribadito sino in ultima che si tratti solo di attrazione. Ebbene, qualche mese dopo, a maggio, le cifre parlano chiaro, il fenomeno migratorio (purtroppo) esiste ed è di dimensioni enormi. E si tratta di un problema da affrontare, prima che le città italiane si spopolino del tutto e chiudano per fallimento. Per giungere all’opposto. La Germania, al massimo dei suoi estremi mercantilistici, si sta piazzando tra i BRICS ed è la locomotiva d’Europa, in grado di trarre in salvo persino altri Paesi europei, invitando i cittadini di nazioni “meno fortunate” a ricoprire milioni di posti di lavoro mancanti. L’Italia, smarrito completamente il Suo ruolo di potenza mediterranea, sembra intravedere solo il baratro. E i neo ministri giocano, puntuali, con nuovi o vecchi labari.

 

(*)http://www.aise.it/italiani-nel-mondo/lavori-parlamentari/126068-il-budget-del-goethe-institut-300-milioni-di-euro-laudizione-al-cqie.html

 

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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