(ASI) Mentre in diverse città erano stati organizzati presidi e manifestazioni per il No Monti Day, sulla scena politica si riaffacciava prepotentemente, come niente fosse, Silvio Berlusconi, appena reduce da una condanna in primo grado per frode fiscale. Una situazione degna della commedia dell’assurdo.
Cito da Wikipedia la definizione di Teatro dell’Assurdo: “il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale”. Sfido chiunque a non riconoscervi la teatralità irrazionale della nostra politica che, inevitabilmente, disorienta l’osservatore spossessandolo della facoltà di giudicare. L’assurdo per definizione è esente da giudizio.
Non si vuole qui difendere l’operato di un governo –TECNICO- che a partire dalla riforma delle pensioni Fornero, non ha dato prova di perseguire ad ogni costo equità sociale e solidarietà. Non dimentichiamo però che Monti e co. sono stati chiamati (ottenendo la fiducia di questo Parlamento!) per sanare la situazione di dissesto finanziario in cui versava e ancora versa il nostro Paese, dopo anni di politiche economiche incerte, in un clima culturale dove l’evasione fiscale e l’aggiramento delle regole costituivano la prima regola. Attraverso provvedimenti votati -per questo in vigore- da un Parlamento che per sua natura è politico e non tecnico.
Tuttavia, ad ogni sospiro esalato da Monti e dai suoi, ecco levarsi gli strali dei neo marxisti improvvisati che si riempiono la bocca di una dialettica che non gli appartiene, che non è coerente con la loro storia e il loro stile di vita, di cui si appropriano come unico strumento di gretto populismo, per puro tornaconto. La solita storia insomma. Inutile spiegare, ancora una volta, che il mondo è cambiato; che la politica non si è mai fatta con i proclami ma con il dibattito, con passi graduali adeguati alla realtà, nella considerazione delle istanze più diverse. Opera difficile che richiede come prerogativa, grande senso di responsabilità dei singoli nei confronti del tutto.
Più comprensibile sarebbe stato un moto spontaneo generalizzato nei confronti dell’incapacità del Parlamento di esprimere una legge elettorale che in questo momento, rappresenta l’unico strumento per dire eventualmente no a Monti, invece dell’ennesima parata di –giusto- dissenso verso le logiche di sistema che governano il mondo intero. Ricordiamocelo magari tra qualche mese, quando andremo alle urne: nonostante tutto continuo a pensare che un solo voto, vale mille sanpietrini scagliati.
Per quanto riguarda l’ennesimo ritorno del Cavaliere, ognuno si faccia la propria idea. Non è questione di destra o di sinistra né è questione di concezioni o ideologie antitetiche. Si tratta del senso del ridicolo che sembriamo aver smarrito. Non serve guardare alle tante e gravi vicende giudiziarie - delle quali almeno una sarà pur fondata, almeno per semplice principio statistico. Viene da chiedersi solamente perché ancora lui. Perché non un altro, chiunque sia, anche il suo sosia.
In attesa di una spiegazione vagamente logica e razionale, continuiamo ad assistere frastornati.
Fabrizio Torella -Agenzia Stampa Italia