(ASI) Il sorprendente verdetto del Tribunale di Milano, che doveva dare il colpo di grazia a Berlusconi e segnarne la definitiva uscita di scena dalla politica con disonore, a quanto sembra, ha prodotto l'effetto contrario: il Cavaliere torna in campo più combattivo che mai. La latente, pregiudiziale ostilità contro l'ex presidente del Consiglio sembra essere prevalsa ancora una volta, ma l'effetto non è quello desiderato perché la sentenza, invece di indebolirlo, finisce per rafforzarlo.
La quasi immediata replica di Berlusconi da alcuni è stata interpretata come l'avvio ufficiale della campagna elettorale 2013. Tuttavia il contenuto dell'intervento non ha mancato di sollevare critiche anche dall'area berlusconiana. Agli ultra-liberisti del PDL non sono piaciute, per esempio, le critiche ai mercati finanziari, alla Germania di Angela Merkel e alla Francia di Sarkozy. “Dulcis in fundo”, l'ineffabile Fini – come sempre per fini suoi e secondo il miglior stile della sinistra ciarliera e salottiera – ha accusato l'ex alleato di populismo, assegnando al termine un significato dispregiativo – quasi che fare appello in particolari momenti alla propria gente sia un attentato alla democrazia.
Berlusconi nel suo discorso ha sì annunciato alcune di quelle che potrebbero valere come linee programmatiche per le prossime elezioni, ma è tornato anche su cose, che da alcuni mesi va ripetendo con crescente insistenza. Prima fra tutte l'insostenibilità della pressione fiscale e l'inderogabile necessità di abolire la tassa, forse più iniqua, che colpisce pesantemente la maggioranza degli italiani: l'IMU (già ICI), ossia l'imposta sulla prima casa, che è un bene primario e un diritto: esattamente come l'acqua, che il Governo Monti vorrebbe togliere ai cittadini e regalare agli affaristi delle multinazionali.
Già in altre occasioni Berlusconi aveva sottolineato la posizione sfavorevole dell'Italia in un sistema-euro, che riserva di gran lunga i maggiori vantaggi economici alla Germania e ci vede (con altri Paesi) “vittime” impotenti di inondazioni di prodotti tedeschi, che fanno ulteriormente salire il già altissimo debito estero. Per questo Berlusconi aveva indicato come possibile soluzione un'uscita dell'Italia dall'euro, se si fosse reso necessario e le condizioni per l'economia e per le famiglie italiane fossero rimaste insostenibili.
A questi argomenti se ne possono aggiungere almeno un paio, di non minore importanza per gli italiani. Primo, la necessità di restituire allo Stato Italiano la sovranità monetaria e quindi una Banca centrale italiana, con la possibilità di stampare liberamente carta moneta. Nulla di scandaloso in tutto ciò: Gli Stati Uniti di G.W. Bush e l'Inghilterra hanno già mostrato con discreto successo l'utilità dell'immissione di nuovo denaro all'interno di una comunità nazionale, in momenti di particolare crisi economica. E certamente all'Italia questo servirebbe per ridare ossigeno all'economia soffocata dalla stagnazione, finanziare l'industria, oltre che per continuare a erogare stipendi e pensioni, garantendo così la dignitosa sopravvivenza degli italiani, che in questo momento appare fortemente in pericolo. In altri termini, si rimetterebbe in moto il circolo virtuoso dell'economia nazionale.
Ultimo, ma non il minore problema, è quello della Giustizia, bisognosa di una robusta riforma, innanzi tutto a salvaguardia delle libertà individuali. Sondaggi e statistiche anche recentissimi indicano una sempre più diffusa sfiducia degli italiani nel sistema giudiziario: all'inadeguatezza, inefficienza, tempi lunghissimi delle procedure si accompagna la sensazione di insicurezza e di limitazione della libertà personale, a cui pochi sembrano sottrarsi. Troppo spesso anche tra la gente comune prevale l'idea di una Giustizia inquisitoria, di un apparato giudiziario onnipresente e fuori controllo, talora più incline a tutelare i diritti dell'offensore che della vittima. Senza parlare poi dell'uso politico della Giustizia, che nell'ultimo ventennio ha fatto innumerevoli vittime.
Se Berlusconi dunque ha coraggio di affrontare coerentemente e fino in fondo tutte queste tematiche, un nuova politica può imprimere una svolta decisiva epocale alla nostra nazione, in primo luogo salvandola dalla cinica attività predatoria della speculazione finanziaria internazionale che opera dalle Cayman e da altri paradisi fiscali.
Ne tenga conto Silvio Berlusconi. Solo così si può vincere. E si liberi una volta per tutte dei residui tossici turbo-liberisti, anti-sociali ed anti-italiani che si trovano fra i suoi falsi amici ed alleati, come ha fatto con Fini. Si tratta di “quinte colonne” o, nel migliore dei casi, di inutile zavorra... Dunque non abbia paura di rivolgersi direttamente agli italiani. Purché lo faccia con un messaggio credibile, concreto e semplice nella sua esposizione.
BerTo -Agenzia Stampa Italia
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