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Arrigo Petacco e il Prefetto Mori: denuncia davvero!

(ASI) Se fossi in Arrigo Petacco, farei davvero ciò che ha dichiarato in data 19 settembre al Corriere della Sera: denuncerei per mancanza di fonti gli sceneggiatori della fiction “Il Prefetto di Ferro”, andata in onda domenica 16 e lunedì 17 settembre su Rai1. Non sarei nemmeno così tenero. Lo storico – giornalista ligure è stato troppo buono. Ha notato un paio di imperfezioni storiche, ma è rabbioso perché non lo hanno citato nelle fonti. In pratica i personaggi avevano in bocca battute che provenivano dalle sue ricerche, ma nessuno deve sapere perché.

E non è così. Il film, oltre ad essere pieno di falsità storiche, è un oltraggio alla memoria di Mori stesso e dell'unico che ha inflitto alla Mafia, con mezzi quasi plenipotenziari (cosa di cui non disponevano gli eroici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), un colpo quasi mortale.

Vorrei tanto capire perché si debba rovinare la vita di un personaggio di tale calibro, inventando di sana pianta personaggi, eventi e luoghi. Vorrei sapere ad esempio chi è il siculo l'Onorevole Felice Di Giorgio, o il don Gaetano Cuccia. Gradirei essere illuminato sul distintivo del PNF nel 1916, anno in cui il partito non esisteva ancora. Mi piacerebbe capire quando e come i Fascisti siano andati a patti con la mafia, perché se tali fossero stati, non potevano nemmeno definirsi “Fascisti”. Altresì, vorrei essere illuminato sui traffici di droga negli anni '20 (!) nel Porto di Marsala, o come mai le camicie nere cantassero “Le donne non ci vogliono più bene” in anticipo di 22 anni!

Infine, mi piacerebbe capire quando e come Mussolini (ricordiamo, colui che ha inviato Cesare Mori in Sicilia per fare piazza pulita della mafia, riportataci dagli angloamericani nel 1943) abbia pronunciato quel discorso sulla zona grigia. Difatti, se l'Onorevole in questione non esisteva, il Duce non ha mai trattato quell'argomento, né mai ha destituito Mori dall'incarico scoprendo una collusione mafia – fascismo.

Stiamo parlando dell'uomo che radunava gruppi scelti di camicie nere, volontari della grande guerra, carabinieri e polizia per fare gli assedi ai villaggi mafiosi. Questo era Cesare Mori. L'implacabile che non ha esitato a mettersi contro anche i Fascisti stessi nel 1921 – 1922, ma non per questo ha rifiutato di servire la causa della lotta alla mafia, distruggendola quasi del tutto.

Allora perché tante falsità? Perché ideare un figlio finto, un nemico mortale, una baronessa inesistente, un don (Virzì nel film) amico addirittura di Vito Cascio Ferro, il presunto killer di Joe Petrosino? Si voleva raccontare la storia del Prefetto di Ferro, oppure di un qualcuno che i registi avrebbero voluto fosse?

Non fa effetto su tutti la propaganda, ma su molti certamente sì. E diversi cittadini non conoscono ancora, purtroppo la vera storia del pavese Cesare Mori. Adesso per un secondo motivo: il personaggio raccontato nello sceneggiato, non esiste.

Pregherei gli autori di Rai Fiction di fare migliaia di “Conte di Montecristo” in chiave moderna, come il bellissimo “Un'amore e una vendetta”, realizzato dai colleghi di Mediaset. O si dedichino allo sport, o ad altre cose. Lasciate tuttavia stare la storia, se la ignorate, o se il vostro intento è abbindolare il popolo, avete sbagliato ancora una volta. La verità, viene sempre a galla.

Indubbie le qualità recitative di certi autori, assurdo il contenuto. Mi astengo da altri giudizi, il falso, non l'ho raccontato io.

 Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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