(ASI) Aumentano le segnalazioni da parte di cittadini caduti in miseria e che non riescono ad ottenere l'assegnazione di una casa popolare. Il mercato immobiliare è fermo da mesi eppure i prezzi degli affitti e delle vendite invece di calare aumentano. Una logica perversa del '' più alzi le tasse e più aumento il prezzo ''.
Un monolocale a Roma arriva a costare mille euro, in un quartiere in periferia fino a 400 euro. Per una famiglia la voce abitazione nel bilancio mensile copre il 60% del reddito e se non hai più un reddito o se questo non copre più le spese diventa indispensabile poter godere del diritto all'edilizia pubblica.
Lo Stato ha un patrimonio di case stimato in oltre 300 miliardi. Tra cattiva gestione e clientelismo, questo patrimonio, invece di fruttare, ha fatto, non perdere, ma spendere 1 miliardo di euro di soldi pubblici tra inquilini morosi, occupazioni abusive e gestioni clientelari in pochi anni. È giusto che gli affitti delle case popolari siano molto più bassi rispetto al mercato, perchè queste devono essere assegnate a cittadini con gravi disagi economici. Cittadini che altrimenti non avrebbero una casa. Ma se questi non pagano nemmeno quelle 50 euro mensili? Se le case invece di essere assegnate vengono occupate o date in affitto alle segreterie di partito? Se in molti casi a gestire tale patrimonio immobiliare è la mafia, che succede? Spreco di risorse pubbliche, di soldi pubblici. I costi per la manutenzione degli edifici pubblici sono in continuo aumento, poi ci sono gli stipendi da pagare a chi gestisce tale patrimonio e, infine, le spese legali contro i morosi e gli abusivi. Tutte le regioni hanno debiti da ripianare e bilanci da spiegare sulla voce edilizia pubblica. Roma è l'emblema di questo buco nero con un debito esorbitante che nessuno eccepisce e dove vecchi baluardi come il Pci, Psi e Dc occupano alloggi e spazi pubblici destinati a cittadini a reddito quasi zero senza pagare un euro da decenni. Il Messaggero ha elencato i debiti che questi movimenti politici hanno accumulato nei confronti dell'azienda proprietaria degli immobili: il Partito comunista italiano, deve 50mila euro per i locali di via Scarpanto, 101mila per quelli di Capraia, 81mila per gli spazi di via Monte Favino e 45mila per la Casa del giovane, occupata dalla Cgil di Susanna Camusso che nello scorso mese di marzo ha chiesto la prescrizione. La Democrazia cristiana è debitrice di 126mila euro per la storica sede del comitato romano di via dei Somaschi, i socialisti devono 76mila euro per la sezione di via Corinaldo con il contratto scaduto nel 1994. Chi ha concesso a queste sigle e ad altre ancora alloggi pubblici è responsabile di un abuso. L'Ater sembra diventato un supporto a un ceto medio privilegiato, dove si trascurano i redditi più bassi e la marginalità, mentre non si riesce a buttar fuori chi ha superato i limiti di reddito. Eppure in questa profonda crisi economica aumentano le richieste per un alloggio popolare, perchè è così difficile individuare gli aventi diritto?
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