(ASI) Mercoledì scorso ha preso il via a Shanghai l’ottava edizione della China International Import Expo (CIIE), l’ormai celebre evento fieristico internazionale dedicato all’import. Inaugurata nel 2018, la manifestazione attira ogni anno un numero sempre maggiore di imprese piccole, medie e grandi da numerosi Paesi del mondo. A questo riguardo, Andrea Fais, collaboratore di Agenzia Stampa Italia, è intervenuto sulle “colonne” di Radio Cina Internazionale (CGTN) per la rubrica “Opinioni”. Proponiamo qui di seguito la versione integrale dell’articolo.
Ha aperto i battenti mercoledì l’ottava edizione della China International Import Expo (CIIE), l’evento fieristico inaugurato nel 2018 dalle autorità del Paese asiatico con lo scopo di favorire e aumentare le opportunità di accesso al mercato cinese per le imprese straniere. Ospitata, come di consueto, dal Centro Fieristico e Congressuale Nazionale di Shanghai, la kermesse proseguirà sino al 10 novembre prossimo per una sei-giorni complessiva di contatti, scambi e affari tra aziende, importatori e clienti.
La manifestazione di quest’anno, contraddistinta dal tema ‘Nuova Era, Futuro Condiviso’, stabilisce nuovi record sia in termini di estensione, con una superficie dedicata superiore ai 430.000 metri quadrati, sia sul fronte dei partecipanti, registrando ben 4.108 espositori, oltre 600 in più rispetto all’anno scorso, in rappresentanza di 155 tra Paesi, regioni e organizzazioni internazionali. Sono 290 le società presenti che rientrano nella prestigiosa classifica Fortune Global 500. L’evento vedrà inoltre l’esordio assoluto di 461 nuovi prodotti, tecnologie e servizi.
Nutrita è la presenza di imprese italiane pronte a cogliere l’occasione in una fase cruciale e delicata per il commercio globale, tra protezionismo economico e incertezze geopolitiche. Come ha ricordato il primo ministro cinese Li Qiang martedì, durante la cerimonia di apertura della CIIE, Pechino “sta lavorando con tutte le parti per promuovere l’attuazione dell’Iniziativa di Governance Globale negli ambiti dell’economia e del commercio internazionale, e per migliorare il sistema commerciale multilaterale basato sull’Organizzazione Mondiale del Commercio”.
Tra le realtà del Belpaese che hanno raggiunto Shanghai, c’è Royal Import Export (RIE), radicata nel Comune di Concorezzo, in provincia di Monza e Brianza, uno dei territori più avanzati e produttivi d’Italia. Il CEO Daniele Chiappa ha spiegato ai microfoni di CMG che l’interesse della sua azienda per il mercato cinese non costituisce una novità: “La prima volta sono venuto in Cina quasi diciotto anni fa, e quando è stata inaugurata la CIIE noi c’eravamo”. Secondo l’imprenditore lombardo, “non si può stare lontani da uno dei mercati più grandi del mondo” ma, anzi, esso va presidiato costantemente perché “la Cina cambia ogni anno e ci chiede sempre cose nuove”.
Malgrado disponga di uno spazio espositivo di appena nove metri quadrati, ovviamente più piccolo rispetto a quelli appannaggio delle grandi multinazionali, RIE promuove in fiera diversi marchi del Made in Italy in tutti i tipi di settori, da tempo soprattutto nell’agroalimentare. “Abbiamo portato circa 38 aziende in questi anni, in tutte le edizioni che abbiamo fatto, compreso il difficile anno della pandemia”, ha ricordato Chiappa, che ha aggiunto: “Quest’anno portiamo del caffè, ma sostanzialmente portiamo quella che è la nostra presenza nel mercato cinese. I clienti cinesi, dopo tanti anni, ci conoscono e sanno che noi insistiamo, che non ci fermiamo. E con loro abbiamo scritto una lunga storia”.
L’azienda, che esporta in tutto il mondo, mantiene in Cina una fetta molto importante delle sue attività, tanto da costruire reti di vendita non soltanto nella metropoli finanziaria ma anche a Dalian, Chengdu e Chongqing, sempre grazie alla piattaforma CIIE. Il lavoro, naturalmente, richiede pazienza e perseveranza, oltre ad un’approfondita conoscenza del mercato. “Bisogna entrare nello spirito del mondo cinese, non si può rimanere passando di qui e dicendo ho venduto e ho finito tutto. No, è una cosa che ha bisogno di tempi molto lunghi, ma il mercato cinese poi torna sempre a gratificarti“.
Dopo la partecipazione all’edizione dello scorso anno, Ambrogio Invernizzi, presidente della Inalpi, attiva nel comparto lattiero-caseario, ha spiegato: “L’esperienza è stata positiva, perciò siamo tornati anche quest’anno. Nel frattempo abbiamo migliorato le nostre relazioni con la Cina perché pensiamo che Italia e Cina siano due popoli molto simili. Abbiamo culture simili, amiamo entrambi il buon cibo, la buona cucina, amiamo l’arte. Siamo convinti che per noi la Cina possa essere un’ottima occasione per distribuire i nostri prodotti ma anche per collaborare nell’innovazione, nella ricerca e nella sostenibilità”.
In questi giorni l’azienda, che ha sede nel Comune di Moretta, in provincia di Cuneo, ha firmato un accordo con la cinese Mengniu per capire come penetrare i due mercati, promuovere meglio i rispettivi prodotti in Cina e in Europa, nonché collaborare a livello di ricerca e sviluppo in materia di innovazione, dal momento che Inalpi già lavora su prodotti a base di latte pensati per uso clinico, ad esempio per chi soffre di diabete, malattie renali o tumori, ma anche sportivo, come bevande isotoniche e barrette proteiche. “Un altro elemento di ricerca potrebbe essere quello della sostenibilità ambientale“, ha poi sottolineato Invernizzi, che ha aggiunto: “Noi stimiamo di arrivare a mungere zero acqua entro il 2026, cioè di raggiungere un’impronta idrica zero, quale unico caseificio in Europa”.
In questi giorni, la società piemontese ha siglato anche un accordo con Metro China per distribuire quattro nuove referenze sul mercato cinese. “Ci aspettiamo che la Cina possa diventare un mercato molto importante per Inalpi e che possa rappresentare una fetta importante del nostro fatturato”, ha affermato lo stesso Invernizzi.
I due casi, riconducibili rispettivamente ai settori del commercio estero e dell’agroalimentare, compongono soltanto una parte della rappresentanza italiana alla CIIE, in realtà molto più ampia ed eterogenea: dai beni di consumo alle attrezzature tecnologiche, dalla strumentazione medica all’assistenza sanitaria, dall’innovazione e incubazione d’impresa ai servizi. Complessivamente, circa 70 aziende italiane partecipano all’evento, includendo sia le veterane che le esordienti. Gli esempi citati dimostrano inoltre come la CIIE offra opportunità a tutte le imprese straniere, indipendentemente dalle loro dimensioni.
In generale la CIIE, con i suoi numeri, consolida il ruolo apicale conquistato in questi sette anni tra i grandi eventi B2B e B2C internazionali, agganciandosi agli obiettivi sanciti dalle proposte di indirizzo del 15° Piano Quinquennale (2026-2030) presentate lo scorso 23 ottobre, al termine della Quarta Sessione Plenaria del XX Comitato Centrale del PCC. Come ha spiegato Li Qiang a Shanghai, il documento ha “iniettato maggiore certezza nello sviluppo economico e sociale della Cina per il prossimo periodo”. Un periodo nel quale il Paese “promuoverà lo sviluppo di alta qualità, fornendo nuovi e significativi contributi alla crescita economica globale“.
Manifestazioni finalizzate ad aprire ulteriormente il mercato interno e ad intensificare l’import-export di beni e servizi di fascia medio-alta, come la CIIE o le più recenti CICPE e CISCE, tutte concepite e lanciate negli ultimi anni, sintetizzano il profondo salto di qualità compiuto dalle politiche di riforma e apertura, adeguando la linea del governo alle nuove esigenze di imprese e consumatori. In un mondo che cambia, il gigante asiatico sta così ridefinendo le dinamiche della globalizzazione, sconvolte da guerre, conflitti, dazi e sanzioni, ritagliandosi con sempre maggior convinzione il ruolo di porto sicuro per il commercio e gli investimenti.
Andrea Fais - Radio Cina Internazionale (CGTN)



