(ASI) - Nel corso del vertice europeo tenutosi a Copenhagen, la premier danese Mette Frederiksen ha lanciato un avvertimento netto: «siamo entrati nella fase più difficile e pericolosa dalla fine della Seconda guerra mondiale» per l’Europa.
L’intento della premier è mobilitare i governi europei affinché riconoscano che la Danimarca e altri paesi europei, stanno subendo pressioni orchestrate, apparentemente per minare la coesione del blocco: «un giorno è la Polonia, un altro è la Danimarca… vedremo sabotaggi o droni volanti», ha detto la Frederiksen ai giornalisti presenti. Le autorità danesi hanno parlato di “attacchi ibridi” [hybrid warfare: ossia un uso combinato di strumenti militari convenzionali e metodi non convenzionali come cyber attacchi, sabotaggi o disinformazione] mirati a generare caos e confusione senza scatenare un conflitto diretto. Negli ultimi giorni infatti la Danimarca ha registrato una serie di episodi di natura insolita ma significativa: droni non identificati hanno sorvolato aeroporti civili e basi militari, causando la chiusura temporanea di Copenhagen e altri scali.
La Russia è stata associata a queste violazioni dello spazio aereo in Danimarca, ma anche Polonia ed Estonia, e ad episodi di cyber attacchi e diffusione di disinformazione su scala europea. Questi eventi “non convenzionali”, sono stati recepiti come provocazioni dai governi coinvolti, anche se tuttavia non è ancora provato che gli atti di sabotaggio, le incursioni e le violazioni aeree siano state effettivamente orchestrate da Mosca.
Il governo russo infatti ha immediatamente negato responsabilità dirette, affermando che tali accuse sono infondate o che fanno parte di una serie di provocazioni politiche dirette, anche se Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, ha definito le recenti interruzioni con droni come «utile promemoria» per gli europei sul pericolo della guerra. Gli analisti sono invece divisi sulla natura e sull’intenzione di questi attacchi ibridi: alcuni li interpretano come dimostrazione della debolezza russa, altri come tentativi calcolati di provocazione e disgregazione. Il rischio principale è che un incidente male interpretato si possa trasformare in una escalation incontrollata. Resta pertanto aperta la questione principale: come ci si può difendere da un’aggressione che non si manifesta con bombe e carri armati, ma con mezzi sfumati e difficili da attribuire?
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



