(ASI) - Israele continua a trovarsi al centro del dibattito internazionale a causa delle operazioni militari condotte nella Striscia di Gaza. Le azioni delle Forze di difesa israeliane, giustificate da Tel Aviv come risposta agli attacchi di Hamas e di altri gruppi armati, hanno suscitato una crescente ondata di critiche da parte di governi di tutto il mondo, di organizzazioni internazionali e di associazioni per i diritti umani.
Le accuse riguardano soprattutto l’uso sproporzionato della forza, i bombardamenti in aree densamente popolate con gravissime conseguenze umanitarie inflitte alla popolazione civile.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite registra una netta spaccatura a riguardo: un fronte chiede a Israele di rispettare il diritto internazionale umanitario, mentre un altro blocco di Paesi difende il diritto di Tel Aviv di reagire agli attacchi. Gli Stati Uniti rimangono il principale alleato sia politico sia diplomatico di Israele. L’amministrazione statunitense infatti, pur esprimendo preoccupazione e sdegno per le vittime civili, continua a garantire sostegno politico nelle sedi internazionali, opponendosi alle risoluzioni che potrebbero introdurre sanzioni o limitare l’azione militare israeliana. Washington ribadisce che Israele ha diritto a difendersi e che la priorità resta lo smantellamento delle infrastrutture militari di Hamas. La posizione statunitense alimenta tensioni con i Paesi europei, che sono più inclini a ottenere un cessate il fuoco immediato.
La contrapposizione tra condanne e sostegni evidenzia così una crisi diplomatica dalla portata globale. Nei Paesi arabi e musulmani le proteste contro Israele si sono moltiplicate, rafforzando l’immagine di uno Stato isolato sul piano politico e percepito come responsabile di violazioni sistematiche. Organizzazioni non governative come Amnesty International e Human Rights Watch hanno pubblicato rapporti dettagliati che parlano di possibili “crimini di guerra”, contribuendo a intensificare la pressione sull’opinione pubblica occidentale.
Israele dal canto suo, respinge con forza le accuse internazionali, sostenendo che l’elevato numero di vittime civili è dovuto alla strategia di Hamas, che posizionerebbe basi e arsenali all’interno di aree urbane. Le autorità israeliane infatti, affermano di aver adottato misure di preavviso ai civili e di mirare a obiettivi esclusivamente militari. Tuttavia, le immagini di interi quartieri residenziali ridotti in cumuli di macerie, con il contestuale collasso delle infrastrutture essenziali, alimentano la percezione di una crisi umanitaria ormai fuori controllo.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



