La Fondazione Habilian iraniana scrive una lettera aperta al sistema giudiziario e alle Istituzioni italiane in difesa della legalità e della sicurezza

(ASI)Riceviamo e Pubblichiamo -  "In seguito al viaggio in Italia del leader del gruppo terroristico dei Mojahedin del Popolo (MEK) e all’accoglienza riservatagli da alcuni politici e parlamentari italiani, le famiglie delle vittime del terrorismo in Iran, a nome dei 23.000 cittadini iraniani uccisi in attacchi terroristici, hanno inviato una lettera aperta di protesta alle autorità giudiziarie italiane e ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato.

Lettera Aperta

Eccellentissimi membri del Consiglio Superiore della Magistratura                                                                                                                            Eccellentissimo Presidente della Corte Suprema di Cassazione
Eccellentissimo Procuratore Generale della Repubblica
Eccellentissimo Presidente del Senato della Repubblica
Eccellentissimo Presidente della Camera dei Deputati
Con ossequio,
Noi, famiglie delle 23.000 vittime del terrorismo in Iran, abbiamo appreso con rammarico del viaggio a Roma, lo scorso 30 luglio, del leader del famigerato gruppo terroristico Mojahedin-e Khalq (MEK), su invito di alcuni esponenti politici italiani. Questo, mentre a Teheran è in corso da mesi un processo nei confronti del suddetto gruppo, con la partecipazione di decine di noi, familiari delle vittime, che abbiamo perso i nostri cari a causa delle sue azioni terroristiche.
L’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo, nota per le sue attività criminali e terroristiche, è stata per anni inclusa nelle liste delle organizzazioni terroristiche di vari Paesi, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito. Durante la guerra Iran-Iraq, il gruppo si è alleato con il regime di Saddam Hussein, stabilendosi in Iraq e operando contro la popolazione iraniana e successivamente anche contro quella irachena. È ritenuto responsabile dell’assassinio di migliaia di cittadini iraniani e, come detto, è attualmente sotto processo in Iran alla presenza delle famiglie delle vittime.
Negli ultimi anni, numerosi rapporti di agenzie di sicurezza europee e statunitensi hanno denunciato le attività criminali del gruppo, tra cui riciclaggio di denaro e abusi contro i suoi stessi membri. Ciononostante, alcuni politici italiani, per motivi poco chiari e discutibili, continuano a sostenere pubblicamente questa organizzazione, organizzando eventi di propaganda in suo favore. Tra le azioni più gravi si ricordano il recente conferimento di un premio da parte di un vicepresidente del Parlamento italiano a un membro del MEK, l’invito ufficiale al suo leader in Parlamento il 30 luglio e la possibilità concessagli di tenere discorsi in aula, organizzare mostre e incontri politici, con la partecipazione di rappresentanti italiani. Tali atti sono inaccettabili e rappresentano un sostegno diretto a un gruppo responsabile di un massacro di massa in Iran.
Questi appoggi sono in contrasto con la legislazione antiterrorismo italiana ed europea, e rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica e per gli obblighi internazionali assunti dall’Italia.

Violazioni della normativa antiterrorismo italiana
Ai sensi della normativa penale italiana, ogni atto finalizzato a destabilizzare l’ordine pubblico o generare terrore tra la popolazione è considerato atto terroristico. Qualsiasi forma di sostegno – finanziario, logistico o propagandistico – ai gruppi terroristici è punita severamente, anche con la reclusione. Il sostegno esplicito di alcuni politici italiani al MEK, come l’invito ai suoi membri e la loro promozione sui media e nelle sedi istituzionali, può configurarsi come violazione di tali norme, trattandosi di una forma di promozione di un’organizzazione con un lungo passato di violenze e attentati.
La promozione o l’istigazione pubblica ad attività terroristiche tramite media o altri strumenti pubblici è anch’essa punita dalla legge. Le prese di posizione pubbliche da parte di deputati e senatori italiani a favore del MEK, così come l’organizzazione di eventi promozionali, possono essere considerate violazioni delle leggi italiane, soprattutto considerando che tale gruppo continua ad agire attraverso cellule denominate “nuclei ribelli”, che operano attività sovversive in Iran. Il leader del gruppo, Massoud Rajavi, continua a incitare pubblicamente alla violenza armata contro civili e forze armate iraniane.

Eccellenze,
Siete certamente a conoscenza del fatto che anche l’Unione Europea dispone di un quadro giuridico rigoroso per il contrasto al terrorismo, che impone agli Stati membri di criminalizzare ogni forma di sostegno ai gruppi terroristici, inclusa la propaganda, il reclutamento e l’assistenza logistica. Sebbene nel 2009 il MEK sia stato rimosso dalla lista UE dei gruppi terroristici, tale decisione fu il risultato di un pronunciamento giudiziario, e non equivale a una legittimazione delle sue attività. Già all’epoca, diverse autorità europee avevano espresso preoccupazioni sulla pericolosità del gruppo e sulla natura ideologica estremista.
È evidente che la rimozione da una lista non implica un cambiamento nella natura dell’organizzazione, e anzi rischia di stabilire un pericoloso doppio standard nel contrasto al terrorismo, distinguendo tra "terrorismo buono e cattivo".
Rapporti aggiornati da fonti di sicurezza europee confermano che il gruppo continua a operare in modo illecito, praticando riciclaggio di denaro e violando i diritti dei suoi stessi membri. Il sostegno da parte di politici italiani al MEK può quindi costituire una violazione degli obblighi giuridici dell’Italia ai sensi delle normative europee, in particolare quelle che vietano la promozione di atti terroristici in pubblico.
L’UE, inoltre, sottolinea la necessità di impedire l’attività di gruppi che costituiscono una minaccia alla sicurezza dei Paesi membri o di Paesi terzi.

Eccellenze,
Il sostegno di alcuni politici italiani ai Mojahedin del Popolo – sia per ignoranza delle leggi antiterrorismo, sia per motivi politici – può avere conseguenze molto gravi. Tali azioni compromettono la credibilità dell’Italia nella lotta contro il terrorismo e rischiano di danneggiare le relazioni storiche tra l’Italia e l’Iran. Inoltre, promuovendo un gruppo che istiga alla violenza e al sabotaggio, si minaccia anche la sicurezza psicologica dei cittadini italiani.
Questi atti di sostegno illegittimo sono in contrasto con lo spirito di amicizia che ha contraddistinto i rapporti storici tra i nostri due popoli, legati da una lunga tradizione di scambi culturali e civili. Il fatto che questi politici siano rappresentanti eletti del popolo italiano rende la questione ancora più grave.
Noi, famiglie delle vittime del terrorismo in Iran, duramente colpite da decenni di violenza perpetrata dal MEK, chiediamo alle autorità italiane, e in particolare al sistema giudiziario, di intervenire per porre fine a ogni forma di sostegno illecito a questa organizzazione, in conformità con le leggi italiane ed europee contro il terrorismo.
Tali azioni dovrebbero includere:
• un’indagine sulle attività dei politici che hanno sostenuto il MEK;
• il divieto di ingresso sul territorio italiano per i membri del gruppo;
• l’impedimento alla promozione e all’organizzazione di eventi legati al MEK su suolo italiano.
Secondo alcune fonti pubbliche, attualmente in Italia sono attive 12 associazioni di copertura legate al MEK: chiediamo un’indagine approfondita sulle loro attività.
Infine, chiediamo che i Presidenti e i membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica offrano alle famiglie delle vittime del MEK lo stesso spazio e le stesse opportunità concesse a questa organizzazione, affinché possano presentare le proprie testimonianze documentate e raccontare le vere storie delle vittime.
L’Italia, in qualità di Stato membro dell’UE, ha la possibilità di restare fedele ai propri impegni contro il terrorismo, evitando ogni forma di complicità – diretta o indiretta – con azioni che favoriscono la violenza e l’instabilità, anche quando queste non colpiscono direttamente il territorio nazionale, ma Paesi terzi.
Questa lettera aperta è presentata ufficialmente alle autorità giudiziarie e parlamentari italiane, come appello affinché cessino immediatamente i sostegni illeciti a un gruppo responsabile di migliaia di vittime innocenti. Chiediamo una risposta trasparente e l’applicazione urgente delle leggi antiterrorismo.
Per conoscenza:
S.E. Ambasciatrice Amadei, Ambasciata d’Italia a Teheran
Con rispetto,
Fondazione Habilian (Famiglie delle Vittime del Terrorismo in Iran)"

 

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