(ASI) - Trump torna di nuovo alla ribalta sulla scena americana, proseguendo la sua retorica politica. Dopo aver ordinato di rimettere in attività il penitenziario di Alcatraz, il presidente americano questa volta si concentra sugli stranieri presenti negli Stati Uniti. In particolare nel mirino finisce l’Università di Harvard, che il 22 maggio ha ricevuto la revoca della certificazione SEVP (Student and Exchange Visitor Program) che permette all’università di emettere i permessi di studio F-1 e J-1 per studenti e ricercatori per l’anno accademico 2025/2026.
L’ateneo ha immediatamente contestato il provvedimento e la corte federale ha accolto la richiesta, sospendendo la revoca dello stesso.
Tutto è nato dalla richiesta di Trump di conoscere i nominativi degli iscritti stranieri, con l’accusa che l’antico e blasonato ateneo, ospiti tra le sue mura, agitatori antiamericani, antisemiti e filoterroristi. Oltre il 31% degli studenti iscritti all’università, sono stranieri e di questi Trump punta il dito in particolare a quelli provenienti da paesi “nemici” degli USA, come gli studenti cinesi, accusati di un potenziale rischio di spionaggio accademico ed economico. La richiesta trumpiana è piuttosto audace e fa parte della sua strategia politica, in vista delle elezioni governatoriali degli Stati Uniti d’America che si terranno i primi di novembre. Trump sfida gli atenei più prestigiosi proprio sul loro terreno, quello ideologico, accusandoli di essere centri di indottrinamento progressista, motivo per il quale devono rendere conto all’America di come usano i loro finanziamenti statali. Trump chiede trasparenza per evitare favoritismi.
Questa narrativa politica genera forti consensi nei suoi sostenitori ma altrettante polemiche e persino timori da parte degli oppositori e non solo. L’America da sempre nota come terra delle grandi opportunità, con questo atto potrebbe erodere questa immagine e venire percepita come un luogo divenuto ostile nei confronti degli stranieri. La richiesta di questi dati sensibili è anche vista come una violazione della privacy e minaccia alla sicurezza personale degli studenti, che sarebbero esposti a episodi xenofobi e sospetti ingiustificati. Cresce quindi il clima di paura per le minoranze straniere e per i cittadini immigrati, che affrontano queste azioni cogliendo un segnale autoritario e divisivo.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



