(ASI) “Caro Andrea, difendere la libertà d’espressione anche di Mek è sacrosanto, è una prerogativa di tutti noi, ma da liberali dare loro il vostro appoggio in questi termini risulta quantomeno stridente.
Quando, come Istituto Friedman, abbiamo ospitato poche settimana fa Reza Pahlavi abbiamo preteso la sua presa di distanze dal padre, nonostante non fosse necessario, essendo lui una persona diversa. Quanto a Mek non rappresentano le opposizioni al regime iraniano, ma si sono soltanto attributi un nome “Consiglio nazionale per la resistenza” che lo lascia dedurre, restano soltanto i Mujaheddin (letteralmente: combattenti per la jihad), gli stessi colpevoli di gravi attacchi terroristici anche contro i civili in Iran, gli stessi che si sono definiti marxisti islamisti, gente molto distante dai comuni valori. Sono gli stessi che fino al 2012 Unione Europea e Usa avevano inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, una setta pericolosa unita dall’uso delle armi e dalla venerazione per il leader, caratterizzata da rituali assurdi e regole come il celibato per i suoi membri. State commettendo lo stesso errore che commisero gli USA quando sostennero i talebani, i quali poi si sono rivoltati contro i loro stessi sponsor. State purtroppo prestando il fianco al regime iraniano che sta giocando su questa vicenda. Siamo sempre disponibili a darvi una mano se fosse utile, a sostenervi, per i comuni valori liberali, ma non a sostenere dei criminali contro altri criminali.
Un affettuoso abbraccio!” - Così in una nota Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, in un messaggio all’On. Andrea Cangini, Segretario della Fondazione Luigi Einaudi.