(ASI) A maggio, l'indice PMI manifatturiero cinese scende a 48,8 punti, in calo di 0,4 punti rispetto ai 49,2 punti di aprile. A comunicarlo è il Dipartimento Nazionale di Statistica nella giornata di oggi, all'interno del suo solito rapporto di fine mese, citato da Xinhua.
Il dato resta dunque sotto i 50 punti, soglia ritenuta determinante dagli esperti per comprendere l'andamento economico di ciascun settore, indicando per tanto una contrazione della manifattura, a dimostrazione che l'economia cinese «deve ancora consolidare le sue basi durante la fase di ripresa», come ha sottolineato Zhao Qinghe, capo statistico del Dipartimento.
Tuttavia, dei 21 comparti manifatturieri presi in esame dall'indagine, ben 11, cioè poco più della metà, si mantengono comunque in territorio espansivo. Tra i settori ancora in buona salute in questo mese, ci sono i macchinari (50,4), l'hi-tech (50,4) e i prodotti di consumo (50,8), confermando il ruolo trainante dei settori innovativi e dei consumi interni nel quadro della crescita.
Più nel dettaglio, l'indice relativo alla produzione si attesa sui 49,6 punti, mentre quello relativo ai nuovi ordini si ferma a 48,3: segno che la domanda dall'estero, in particolare dall'UE, potrebbe ancora arrancare a causa della crisi post-pandemica, acuita dallo scoppio della guerra russo-ucraina. In ogni caso, il sentiment del mercato rimane stabilmente ottimistico, dal momento che il sotto-indice relativo alle aspettative delle imprese totalizza 54,1 punti.
A consolidare pienamente il suo vigore, e senza particolari criticità, è invece il terziario. Come aveva già fatto ad aprile e nel primo trimestre dell'anno, anche a maggio il PMI non-manifatturiero si è mantenuto in territorio espansivo, piazzandosi a quota 54,5 punti. Il sotto-indice relativo ai servizi segna 53,8 punti, in crescita di 6,7 punti rispetto a maggio 2022, quando si era fermato a 47,1. In particolare, mostrano un ottimo stato di salute i trasporti, l'alberghiero e la ristorazione, tutti e tre al di sopra dei 55 punti, spinti in particolare dai viaggi e dai consumi in presenza durante i cinque giorni di vacanza consecutivi previsti nel Paese per la festa del Primo Maggio.
Ancora meglio fa l'edilizia, con un sotto-indice di settore che segna quota 58,2 ed un sotto-indice relativo alle aspettative di mercato attestatosi addirittura a 62,1 punti. Questi dati - sostiene Zao - rivelano un forte ottimismo tra le imprese di costruzioni. La crisi del settore immobiliare, esplosa ad agosto del 2021 con il caso Evergrande, sembra ormai davvero alle spalle.
Più in generale, fiducia ed ottimismo arrivano anche dalle imprese a capitale straniero attive in Cina che, secondo un recente sondaggio condotto dal Consiglio Cinese per la Promozione del Commercio Internazionale (CCPIT), in stragrande maggioranza manifestano «ammirazione per il favorevole ambiente imprenditoriale del Paese» e mostrano «grande fiducia nel mercato».
Stando a quanto riportato in conferenza stampa da Wang Linjie, funzionario del CCPIT, è stato circa il 97% delle aziende straniere interpellate ad esprimere la propria soddisfazione per le politiche che il governo ha adottato in materia di promozione degli investimenti esteri dall'inizio del quarto trimestre dello scorso anno sino ad oggi.
Tra i punti di forza maggiormente apprezzati dagli operatori ci sono il miglioramento del clima per le imprese, il consolidamento delle catene industriali e delle catene di fornitura nonché la facilitazione del commercio transfrontaliero. Sul fronte delle aspettative per il futuro, un rapporto dello stesso CCPIT, pubblicato in concomitanza con il sondaggio, sostiene come oltre il 90% degli intervistati si attenda che il proprio ritorno sull'investimento resti invariato o possa addirittura crescere nei prossimi cinque anni.
L'inchiesta smentisce poi le previsioni di chi aveva ipotizzato radicali ristrutturazioni delle catene globali del valore, sulla base di massicci processi di reshoring dall'Asia all'Europa, dei quali, fino ad oggi, non c'è traccia. Oltre il 70% degli imprenditori stranieri intervistati ha infatti affermato di voler ulteriormente localizzare le proprie catene industriali in Cina o comunque di mantenere lo status quo.
Conclusa la politica Covid-zero, la Cina pare dunque destinata a tornare pienamente al centro delle strategie dell'industria internazionale, sia come mercato di fornitura che come mercato di sbocco, offrendo competenze, infrastrutture logistiche e manodopera più economica: il reshoring non sarebbe soltanto impossibile nel breve termine, ma addirittura sconveniente in un arco temporale più lungo [L. Magna, Industria Italiana, 30/3/2023].
Al momento, sempre secondo CCPIT, le aree del Paese maggiormente preferite dalle imprese straniere sono quattro:
- La regione del Delta del Fiume Azzurro (Yangtze), caratterizzata dagli importanti centri di Shanghai, Hangzhou, Nanchino e Hefei;
- La regione del Delta del Fiume delle Perle, formata dalle nove prefetture più avanzate del Guangdong (Shenzhen, Guangzhou, Dongguan, Zhuhai, Foshan, Huizhou, Jiangmen, Zhaoqing e Zhongshan) e dalle due regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao;
- La megalopoli sudoccidentale di Chongqing, collegata via fiume a Wuhan e quindi al Delta dello Yangtze attraverso l'imponente Diga delle Tre Gole;
- La metropoli di Chengdu, nel Sichuan, vero e proprio hub di accesso ai promettenti mercati delle regioni occidentali del Paese, cioè Gansu, Qingahi, Tibet e Xinjiang, territori meno sviluppati e poco densamente abitati ma finiti sotto i riflettori dell'Iniziativa Belt and Road (BRI), lanciata dal presidente Xi Jinping nel 2013 per ricostruire in chiave moderna le antiche direttrici terrestri e marittime della Via della Seta.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia