(ASI)I direttori delle principali società e gruppi economici degli Stati Uniti con investimenti in Argentina hanno sostengono infatti che il paese indiolatino “sia sull’orlo di una nuova crisi”.
A farsi portavoce del malcontento il presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti in Argentina (AmCham), Facundo Gomez Minujin secondo cui “la crisi di liquidità, la regolamentazione del mercato dei cambi e degli scambi commerciali che non consentono l'importazione di beni necessari alla produzione, sono i principali fattori che spingono l'Argentina verso una nuova crisi”.
Parlando nel corso del summit annuale che riunisce a Buenos Aires i principali esponenti del mondo della politica e dell'impresa Minujin ha affermato che “è impossibile programmare a lungo termine quando non ci sono certezze nel brevissimo termine. Stiamo navigando in un banco di nebbia e il livello di incertezza è costante”, precisando comunque che il 2023 potrebbe essere “un punto di svolta”.
Minujin ha poi parlato delle possibilità di sviluppo del Paese in termini di energia e litio e della necessità che il governo rispetti il programma economico concordato con il Fondo monetario internazionale (Fmi). “Una volta eliminato il deficit fiscale e con una banca centrale veramente indipendente, il Paese crescerà ancora una volta in modo costante e vantaggioso per l'intera popolazione.
Secondo il presidente di JP Morgan Argentina alle basi dell’attuale crisi dell’economia argentina ci sono la siccità, la mancanza di valuta estera per soddisfare le esigenze di importazione, un mercato dei cambi completamente regolamentato.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia