La scottante attualità irrompe a Bruxelles

(ASI) Bruxelles – Dalle ripercussioni della guerra in Ucraina alla competitività del mercato unico europeo fino all’approvvigionamento energetico in vista della prossima stagione fredda sono molteplici le criticità in grado di compromettere la stabilità dell’Unione.

Ne hanno dibattuto la scorsa settimana i capi di governo dei ventisette Stati membri a Bruxelles. A guidare la seduta mensile del Consiglio europeo, il presidente Charles Michel. Non è stato un vertice come gli altri, a cominciare dalla mancata conferenza stampa finale assieme alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Segno, questo, della difficoltà a conciliare le esigenze dei vari esecutivi sui temi chiave. Va segnalata poi una parziale modifica degli argomenti all’ordine del giorno, con l’inserimento in agenda di un breve cenno alla questione migratoria su insistenza della presidente Giorgia Meloni. Non è passata inosservata nemmeno la presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha fugato qualsiasi dubbio sulla collocazione geopolitica dell’Unione.

Per quanto riguarda le fibrillazioni dell’ordine globale, il Consiglio ha ribadito il “fermo sostegno politico, economico, militare, finanziario e umanitario per tutto il tempo necessario” all’Ucraina. Finora, l’Europa ha messo a disposizione di Kyiv circa 67 miliardi di euro ripartiti in sostegno al bilancio, assistenza sul campo, equipaggiamenti militari, aiuto umanitario e di prima necessità.

Nel confermare il pieno supporto “all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale” e al “diritto naturale di autotutela”, il Consiglio ha avallato il recente accordo per l’acquisto congiunto europeo di munizioni di artiglieria e missili da inviare a Kyiv su richiesta del governo di Volodymyr Zelensky. Una mossa che consentirà di appropriarsi di una maggiore quantità di materiale bellico a un prezzo ridotto per via dell’aggregazione della domanda e che permetterà, nel contempo, di approvvigionare le scorte nazionali dei singoli paesi membri. L’obiettivo è quello di recapitare all’esercito ucraino la cifra record di un milione di munizioni entro i prossimi dodici mesi, incrementando considerevolmente le spese militari dell’Unione. “Puntiamo a divenire un attore pienamente impegnato nel campo delle attrezzature militari attraverso una maggiore cooperazione, agendo come europei” ha dichiarato Michel.

Da poco, inoltre, è stata raggiunta l’intesa con la Corte Penale Internazionale. A breve all’Aia sorgerà il nuovo “Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione nei confronti dell'Ucraina”, con cui Bruxelles collaborerà attivamente. A tal proposito, i ventisette capi di governo hanno ancora una volta esortato Vladimir Putin a ritirare le sue truppe “immediatamente, completamente, incondizionatamente” al di fuori dei confini ucraini originari. Con riferimento al mandato d’arresto spiccato dalla Corte Penale contro il capo del Cremlino, essi si sono accodati ai magistrati dell’Aia pretendendo il “rimpatrio immediato e sicuro” dei bambini ucraini deportati in Russia dalle zone occupate dall’esercito moscovita.

Accanto a ciò, il Consiglio ha invitato Putin a cessare subito gli attacchi armati che mettono in pericolo il regolare funzionamento della grande centrale nucleare di Zaporizhzhia. I presidenti europei si sono anche detti pronti a varare “eventuali nuove sanzioni” e a istituire un “meccanismo internazionale” volto a finanziare la futura ricostruzione dell’Ucraina sfruttando il valore dei beni congelati agli oligarchi russi sul suolo comunitario.

Particolare attenzione è stata conferita alla tumultuosa congiuntura politica della Moldavia. Lo scorso mese la classe dirigente filoeuropeista aveva rivelato l’esistenza di un dettagliato piano russo mirato a rovesciare il governo democraticamente eletto a favore di un esecutivo fantoccio pilotato da Mosca. Secondo le autorità di Chisinau, inoltre, ci sarebbero agenti segreti russi dietro le violente proteste di piazza che da settimane paralizzano il paese chiedendo le dimissioni del governo e l’allontanamento dall’Europa. Il Consiglio ha dato mandato alla Commissione di preparare il prima possibile un “pacchetto di sostegno”, al fine di contrastare “le attività destabilizzanti di attori esterni” e salvaguardare dal ricatto energetico ed economico di Putin il percorso di adesione del paese all’Unione europea.

Ricatto da cui, nonostante i passi finora compiuti in direzione della transizione verde, nemmeno Bruxelles risulta ancora del tutto immune. Per questo, il vertice ha convenuto di velocizzare il “processo di affrancamento dalla dipendenza dai combustibili fossili russi” potenziando il ricorso a fonti di energia sostenibile. In ogni caso, finché il procedimento non sarà completato, si è deciso di salvaguardare sin da ora gli stoccaggi comunitari di gas in vista della prossima stagione invernale. La soluzione individuata consiste nel rafforzare la piattaforma di acquisto congiunto di combustibile, al fine di coordinare la domanda totale e contrattare con i rivenditori esterni considerevoli volumi di gas a prezzi vantaggiosi.

Altro tema in agenda è stato la rivitalizzazione del mercato unico europeo, allo scopo di renderlo più efficiente e competitivo dinanzi alla sempre maggiore assertività della Cina e al riemergere del protezionismo americano. Le prospettive esplorate in tal senso hanno riguardato molteplici settori. Il Consiglio si è espresso per l’abbattimento della burocrazia e degli oneri amministrativi, velocizzando le pratiche necessarie alla nascita di nuove imprese e all’interazione delle aziende dei singoli paesi membri. Il consesso ha aperto alla possibilità di incrementare gli investimenti privati in favore delle piccole e medie imprese. Significativo è il richiamo a “usare in maniera più flessibile gli strumenti finanziari esistenti”. Il riferimento è a un atteggiamento più elastico, meno intransigente sull’erogazione degli aiuti di Stato. Tentativo, questo, di controbattere ai massicci investimenti di Joe Biden nelle industrie statunitensi e di resistere alla possibile concorrenza fra le due sponde dell’Atlantico che potrebbe scaturirne.

Il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare, entro l’estate, il “Fondo per la sovranità europea”. Si tratta di uno strumento innovativo, volto a convogliare su base comunitaria gli investimenti nei settori strategici. Uno di essi è relativo all’intelligenza artificiale e alla microelettronica. L’allusione è all’industria europea dei semiconduttori, che ha bisogno di una fortissima iniezione di liquidità. Perché questi minuscoli componenti – così essenziali sia al regolare funzionamento di tutti i nostri dispositivi elettronici sia agli armamenti di ultima generazione – sono l’oro del futuro. Al momento, tuttavia, essi sono quasi interamente prodotti a Taiwan, che rischia di venire presto stritolata dalla turbolenta contesa fra Washington e Pechino.

In conclusione dei lavori, la Presidente del Consiglio italiana è riuscita a ottenere una breve discussione di circa trenta minuti sulla questione scottante della migrazione. Meloni si è detta molto soddisfatta, sebbene i colleghi si siano limitati ad affermare genericamente come la migrazione sia “una sfida europea che richiede una risposta europea”. Il Consiglio si è riproposto di riesaminare il tema e compiere passi più concreti entro il mese di giugno.

Il colloquio con il Segretario generale Guterres è servito a ribadire “l'importanza della cooperazione Ue-Onu” e “l’impegno comune a favore di un multilateralismo imperniato sulle Nazioni Unite per un mondo pacifico, giusto e sostenibile”. Le due parti hanno convenuto, inoltre, di promuovere una sostanziale riforma delle politiche di sviluppo destinate ai paesi indigenti. Al centro dell’attenzione, la necessità di “eliminare la povertà” e “incrementare l’assistenza umanitaria” grazie a un ripensamento condiviso delle banche multilaterali di sviluppo. L’obiettivo celato dietro alla volontà di ridisegnare istituti sopranazionali come la Banca europea degli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo o la Banca mondiale consiste nel contrastare le sempre più insistenti e accattivanti politiche di sviluppo portate avanti in Africa e nelle altre zone disagiate da Cina e Russia.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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