(ASI) Perugia – I timori per la conservazione del patrimonio immobiliare nazionale. Le preoccupazioni per le ingenti spese a carico dei cittadini. Ai microfoni di Agenzia Stampa Italia parla il presidente di Confedilizia.
Intervistato dal Direttore responsabile, Ettore Bertolini, l’avvocato Giorgio Spaziani Testa ha espresso tutte le sue criticità a nome della Confederazione Italiana Proprietà Edilizia. L’associazione, nata nel 1945, è oggi il punto di riferimento per i proprietari di immobili, i piccoli proprietari, i locatori, i grandi investitori immobiliari.
Il grattacapo è rappresentato dalla prima bozza della direttiva comunitaria sulla prestazione energetica nell'edilizia, approvata il 9 febbraio dalla Commissione industria, ricerca ed energia dell’Europarlamento. Passata con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti, la versione embrionale del provvedimento mira a riqualificare - a livello europeo - gli immobili residenziali in favore dell’efficientamento energetico, il contenimento dei consumi, la drastica riduzione dell’inquinamento.
La finalità perseguita è quella della graduale ottimizzazione della classe energetica di ciascun edificio. Le case degli europei dovranno raggiungere entro il 2030 la classe E ed entro il 2033 la classe D, nell’intento di arrivare nel 2050 alla neutralità assoluta, ovvero zero emissioni nocive sull’ambiente. La bozza esclude dall’obbligo di efficientamento gli edifici storici, di culto, le seconde case e le case con una superficie inferiore ai cinquanta metri quadrati.
Secondo i relatori della misura, il 75% degli edifici dell'Ue è ancora poco efficiente dal punto di vista energetico. Gli europei si scaldano ricorrendo principalmente ai combustibili fossili e ciò comporta ripercussioni notevoli sull’ambiente. Il 40% del consumo di energia e il 36% delle emissioni di gas serra dell’Unione è incarnato proprio da case inquinanti, dotate di una classe energetica bassa.
Confedilizia non contesta l’importanza della lotta al cambiamento climatico, ma giudica tale direttiva deficitaria sotto molteplici punti di vista. “In linea di principio il problema è l’obbligatorietà della norma” afferma il presidente. Un’obbligatorietà che non tiene sufficientemente conto delle peculiarità di ciascun Stato membro.
Spaziani Testa ci tiene a ricordare, infatti, come il nostro Paese sia ricco di immobili datati e di interesse storico-artistico, il cui efficientamento richiede un consistente esborso economico. L’Italia, inoltre, è “un Paese a proprietà immobiliare diffusa” dove la maggior parte delle abitazioni è in mano a una folta platea di piccoli risparmiatori.
Il presidente si dice preoccupato per l’immenso valore culturale degli immobili. A suo parere, l’Italia dei piccoli borghi, dei centri storici antichissimi rischia di venire deturpata architettonicamente dagli interventi di riqualificazione. Un pericolo che investe, quindi, persino l’immagine internazionale del nostro Paese con ripercussioni tangibili sul settore vitale del turismo.
Spaziani Testa definisce senza mezzi termini “dannosa e devastante” questa normativa. Dal momento che le risorse sono limitate per definizione, per attuarla l’Italia potrebbe essere costretta a tagliare i fondi destinati alla prevenzione sismica. “Sarebbe una conseguenza paradossale, molto negativa per un Paese ad alto rischio sismico come il nostro” ha asserito il presidente.
Le stime degli esperti mostrano che, se approvata ufficialmente, la prescrizione europea impatterebbe in maniera consistente sull’Italia. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) quantifica in circa 11 milioni le abitazioni da riqualificare. Si tratta del 74% del patrimonio immobiliare.
Per quanto riguarda i costi dell’operazione, il sito specializzato “MutuiOnline” ha calcolato che l’ammontare totale potrebbe sfiorare i 540 miliardi di euro, pari a venti leggi finanziarie. Relativamente alla tempistica, considerando la lentezza cronica dei lavori nel settore edile e la vastità degli interventi da effettuare, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ritiene che per conformarsi alle nuove classi energetiche occorrerebbero addirittura 3.800 anni.
Prima di diventare definitiva, la delibera dovrà superare l’esame della sessione plenaria di marzo dell’Europarlamento. Se approvata, passerà al vaglio del Consiglio dell’Unione europea, dove si riuniranno i ministri competenti dei ventisette Stati membri.
Spaziani Testa non ha dubbi: “Noi di Confedilizia combatteremo per modificare radicalmente il provvedimento”. Il presidente ha colto l’occasione per appellarsi al governo di Roma, affinché faccia sentire la propria voce durante le negoziazioni in sede di Consiglio dell’Unione europea. A suo parere, è necessario “ribaltare lo strumento comunitario della direttiva”, preferendo un’indicazione non vincolante di intervento all’obbligazione generalizzata. “Bisogna lasciare più margini di manovra al potere di regolamentazione dei singoli Stati membri” ha precisato.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia