Guerra, energia, difesa: un anno pieno di sfide per l’Europa

(ASI) Bruxelles – In vista di un 2023 che si annuncia caldo su molteplici fronti, l’Unione europea tenta di trovare una risposta unitaria alle tante, troppe domande ancora aperte.

Dagli sviluppi del conflitto ucraino all’interrogativo energetico, dalla difesa comune all’allargamento a Est, sono diversi i fattori in grado di compromettere l’ordine internazionale.

Ne hanno discusso lo scorso 15 dicembre i capi di governo degli Stati membri, riuniti nell’ultimo Consiglio europeo del 2022. “È stato un incontro proficuo che ha garantito la compattezza dell'Unione in un momento in cui sono più che mai necessarie unità, forza e determinazione” ha spiegato il presidente del Consiglio, Charles Michel, nella conferenza stampa a margine dell’evento.

In primo piano non poteva non figurare la drammatica situazione in Ucraina. I capi di Stato hanno ribadito il loro “pieno sostegno all'indipendenza, alla sovranità, all'integrità territoriale” nonché al “diritto naturale di autotutela” del paese dinanzi l’aggressione del Cremlino. Bruxelles ha bollato come “un crimine per il quale non può esservi impunità” la recente serie di attacchi missilistici russi ai danni delle abitazioni civili, delle infrastrutture energetiche, dei servizi pubblici basilari. Il Consiglio si è detto pronto a sostenere le indagini della Corte penale internazionale nell’intento di accertare in pieno le responsabilità e incriminare ufficialmente Mosca per crimini di guerra.

L’Europa è, inoltre, determinata nel continuare a fornire supporto alle autorità di Kyiv. Nel breve termine, fondi comunitari saranno impiegati per l’assistenza umanitaria urgente e contribuiranno a ripristinare il funzionamento delle infrastrutture necessarie a superare il gelido inverno. Ciò avverrà anche grazie all’invio di mezzi e attrezzature basilari quali centrali termiche mobili, generatori di energia, trasformatori di potenza, apparecchiature per l’illuminazione. In un’ottica di lungo termine, invece, il Consiglio si è impegnato a sostenere il massiccio processo di ricostruzione dell’Ucraina. Nel corso del 2023 saranno erogati all’esecutivo guidato da Zelensky ben 18 miliardi di soldi europei. Per sovvenzionare la ricostruzione si sfrutterà pure il valore dei beni congelati agli oligarchi filoputiniani sull’intero territorio comunitario.  

Per quanto concerne le relazioni istituzionali con la Russia, proprio lo sorso novembre l’Unione ha adottato il nono pacchetto di restrizioni. Quasi duecento individui ed entità - membri delle forze armate, rappresentanti delle aziende industriali della difesa, deputati della Duma e del Consiglio della Federazione, ministri, governatori, partiti politici - sono stati aggiunti alla già corposa lista nera europea delle sanzioni. In secondo luogo, sono state bloccate le transazioni di diverse banche moscovite. Bersaglio principale si è rivelata la Russian Regional Development Bank, controllata da potenti oligarchi fedelissimi a Putin. Il colosso coopera con banche in Asia, Medio Oriente, America Latina e vanta collaborazioni di rilievo con i gruppi Visa International e MasterCard.

Un corposo blocco alle esportazioni ha poi interessato le merci e i prodotti tecnologici “a duplice uso”, ovvero sostanze chimiche, agenti nervini, componenti elettronici e informatici impiegabili sia a fini civili sia a fini militari. Il blocco ha colpito ben 168 entità e aziende legate al complesso industriale e militare russo. È stata proibita, in aggiunta, la vendita di droni e veicoli aerei a pilotaggio remoto verso paesi terzi sospettati di spalleggiare Mosca. È il caso del regime iraniano, recentemente accusato di rifornire di armamenti il Cremlino. Infine, allo scopo di indebolire la fabbricazione e diffusione di notizie false, dopo l’oscuramento di RT e Sputnik sono stati censurati in territorio europeo altri quattro canali televisivi e pagine web russe - NTV, Pervyi Kanal, Rossiya 1, REN TV - considerate parti integranti della propaganda putiniana.

“Siamo fermamente dediti e motivati a sostenere l'Ucraina in ogni modo possibile. I 18 miliardi di assistenza finanziaria sono segni tangibili, concreti. Condanniamo ed esercitiamo pressione sulla macchina da guerra del Cremlino” ha chiarito senza mezzi termini Michel.

A proposito di guerra, non è possibile ignorare il conflitto silente ma non per questo secondario che sta investendo il mondo dell’energia. Il Consiglio ha deliberato di perfezionare nell’anno venturo il meccanismo di acquisto comune di gas entrato recentemente in funzione. Aggregare a livello comunitario la domanda consentirà agli Stati membri di concludere con i rivenditori esterni accordi convenienti, assicurandosi volumi maggiori di gas a prezzi ragionevoli. L’obiettivo ultimo è quello di giungere alla stagione invernale 2023/2024 con un buon livello di scorte, avendo eliminato gradualmente la dipendenza dai combustibili fossili russi. Il Consiglio ha annunciato, in merito, un sostanzioso piano di investimenti in materia di innovazione, infrastrutture, stoccaggio, energie rinnovabili e progetti di efficienza energetica. Significativo è un passaggio del comunicato stampa ufficiale, in cui i capi di Governo si impegnano a fornire “una risposta strategica determinata e agile” ai rincari dei prezzi dell’energia. Per farlo, non escludono di mettere mano al bilancio europeo, mobilitando “tutti gli strumenti pertinenti a livello nazionale e dell'Ue”.

Altro tema scottante è incarnato dal settore di sicurezza e difesa. Secondo Michel, rimane fuori discussione la rilevanza delle relazioni transatlantiche e la buona qualità dei rapporti con la Nato: “Affermiamo con grande costanza e unità il nostro sforzo a essere un alleato leale e affidabile per gli Stati Uniti”. Al contempo, tuttavia, il presidente ha esortato l’Europa a investire nel proprio tessuto economico e sociale nell’intento di acquisire una più larga autonomia: “Siamo impegnati in un dialogo attivo e risoluto per difendere gli interessi delle imprese europee e convincere gli Stati Uniti a tenere maggiormente in considerazione le relazioni con l'Unione. Ci rendiamo conto della complessità del presente, con questa crisi energetica e con le decisioni prese negli Stati Uniti in favore delle imprese americane. Dinanzi a ciò, è responsabilità dei governanti europei agire per sostenere la competitività e attuare una strategia ambiziosa per il panorama economico e sociale”. Il Consiglio ha quindi invitato la Commissione a elaborare rapidamente un programma europeo di investimenti nel settore della difesa. Il programma dovrà essere aperto anche alle piccole e medie imprese e avrà il triplice scopo di “rafforzare il settore industriale e tecnologico di difesa europeo”, “colmare le lacune strategiche” e “ridurre le dipendenze tecnologiche e industriali”.

Michel ha colto l’occasione per delineare l’immagine di un’Europa solida, interconnessa. Il 1° gennaio 2023 si sono abbattute le barriere valutarie e di libera circolazione con la Croazia. Zagabria è entrata nello spazio Schengen e ha abbandonato la kuna in favore dell’euro. È il ventesimo Stato membro a adottare la moneta comunitaria. Ma il presidente ha anche sottolineato l’attrattività dell’Unione agli occhi degli esecutivi che non sono ancora entrati a far parte della famiglia europea. È il caso della Bosnia ed Erzegovina, da circa un mese paese ufficialmente candidato all’adesione. La concessione dello status di “candidato” è un passo fondamentale, che di fatto avvicina sempre più Sarajevo a Bruxelles. “Un segnale forte per la popolazione” lo ha definito Michel. Un segnale forte per l’intera area balcanica, devastata da un’interminabile scia di sangue frutto dei rancori mai del tutto sopiti fra le varie minoranze etniche che vi abitano.

C’è un altro luogo dove violenza e sopraffazione sembrano non incontrare limiti. Le donne continuano a essere imprigionate e torturate. Le vite dei giovani scesi in piazza per la libertà continuano a essere spezzate da condanne a morte. Nel capitolo conclusivo del comunicato, il Consiglio è tornato a schierarsi con determinazione contro la repressione attuata dal regime di Teheran: “Il Consiglio europeo chiede alle autorità iraniane di porre fine all'ingiustificabile uso della forza nei confronti dei manifestanti pacifici. L'Unione si oppone fermamente al ricorso alla pena di morte in qualsiasi momento e in ogni circostanza, in quanto inaccettabile negazione della dignità e dell'integrità dell'essere umano”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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